Teramo, 27 ottobre 2012 - Ieri sera, mentre gli agenti della penitenziaria lo riportavano con il cellulare in carcere a Teramo, dopo la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo, Salvatore Parolisi è scoppiato a piangere, ha ripetuto: "Sono innocente". Poi - a quanto apprende TmNews - quando lo hanno fatto rientrare nella sua cella nel carcere di Castrogno, all'agente della polizia carceraria che lo accompagnava ha detto: "Non è finita qui, io non mi arrendo, combatterò soprattutto per mia figlia".

Stamattina, chiuso in se stesso, ha preferito stare solo. Non è la prima volta che accade che Parolisi preferisca starsene in disparte. È molto "riservato, sembra vivere in un mondo distaccato". Ma comunque con un comportamento sempre "rispettoso e corretto". Stesso quando è tornato dalle udienze, o quando alcuni parlamentari sono venuti a fargli visita, ha avuto degli "sfoghi", "scoppi di pianto", ma poi poco dopo si è sempre "ripreso, tornando a quel suo modo di fare distaccato". E "finora sembrava che il carcere non lo scalfisse più di tanto".

In carcere legge, soprattutto i gialli, sta molto da solo, restando in cella, nel reparto 'protetto', di detenuti ex militari come lui, o ex appartenenti alle forze dell'ordine, non esce spesso dalla cella, approfitta solo quando c'è l'ora della palestra. Un solitario, che però riceve molte lettere, molte dal mittente col nome femminile, e scrive molto, rispondendo alle missive. Ma scrive anche su un diario, un piccolo quaderno che ha con sé. Forse da ieri dopo la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo i suoi pensieri saranno diversi. Sembra infatti "un po' più triste", e ieri sera gli agenti della penitenziaria hanno rafforzato, in modo discreto, la sorveglianza, guardandolo "un po' più a vista".

L'avvocato Biscotti: "Salvatore è provato, ma reagirà"

Dopo la sentenza del gup di Teramo che ieri lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio di Melania Rea, Salvatore Parolisi "è provato, ma sta comunque reagendo con dignità", sottolinea uno dei suoi avvocati Valter Biscotti, aggiungendo: "sa che bisogna andare avanti e che è solo una fase processuale. È un combattente".

"Aspettiamo le motivazioni del giudice, per preparare l'appello, ma visto il dispositivo della sentenza e la condanna all'ergastolo, sembra che il giudice abbia sposato la linea dei pm, quindi ci sentiamo di contestare le conclusioni del giudice così come abbiamo già fatto, da ultimo nelle arringhe difensive, nei confronti dell'impostazione della procura". L'avvocato ha infatti elencato i punti "attaccabili" dell'accusa, spiegando: "Non c'è la prova che Salvatore sia stato a Ripe di Civitella", dove Melania Rea è stata trovata morta due giorni dopo la sua scomparsa avvenuta il 18 aprile 2011; "tutte le testimonianze delle persone che erano a Colle San Marco, sono da considerarsi neutre, sono una serie di 'non ricordo', 'non posso escludere', 'non sono sicuro', nessuna certezza". Anzi, in particolare - aggiunge l'avvocato - "i quattro ragazzi sulla cui testimonianza la procura insiste molto, abbiamo rilevato dall'analisi dei tabulati telefonici, alle 15.07 risultano essere ancora ad Ascoli Piceno città". Inoltre, "anche il Dna sulla bocca di Melania è una non prova, è un elemento neutro, visto che il perito non ha stabilito la sua natura". Non solo, Salvatore Parolisi è stato condannato per l'omicidio ma anche per il vilipendio di cadavere, aggravato, ma "a Ripe non è stata trovata nessuna traccia di Salvatore - sottolinea l'avvocato Biscotti - né tracce di sangue o simili nell'auto, mi devono spiegare come avrebbe fatto Salvatore ad andare due giorni dopo la scomparsa di Melania nella pineta di Ripe di Civitella, devono dimostrare come e quando si sia trovato là e abbia commesso il vilipendio". "Impugneremo la sentenza", assicura Biscotti, in attesa delle motivazioni che sono previste entro 90 giorni, a gennaio 2013, "è solo una fase processuale, ma - aggiunge l'avvocato - la cosa che più mi dispiace è che Salvatore non abbia potuto riabbracciare sua figlia. In questo momento Salvatore è al telefono con la bambina - riferisce ancora l'avvocato - lei sa che esiste il padre, si sentono al telefono, si parlano. Ovviamente non sa dove sia suo padre, lui le dice che sta lavorando e che presto ritornerà". 

LA SENTENZA Parolisi condannato all'ergastolo

IL RACCONTO DELLA GIORNATA Il giorno della verità a Teramo

LE REAZIONI La famiglia Rea in lacrime

LE REAZIONI / 2 Parolisi piange a dirotto in cella

LA SCHEDA Dalla scomparsa di Melania al processo di Parolisi

IL GIORNO DOPO I Rea incontrano la sorella di Parolisi