
Neri Marcorè durante le riprese del film
Neri Marcorè all’arena cinema del Lazzaretto per presentare Zamora, il suo ultimo film, in cui – tra l’altro – debutta come regista. L’appuntamento è per stasera, alle 21.30. Per Marcorè, di Porto Sant’Elpidio, essere ad Ancona significa tornare a casa. Il poliedrico artista, infatti, ha studiato qui: "Ora vivo a Roma – aveva dichiarato tempo fa al Carlino – ma nelle Marche torno spesso, perché ci abita mia madre. Ho studiato al liceo linguistico di Ancona, ma sin dai tempi dell’università ho iniziato a spostarmi". Diretto e interpretato dallo stesso Marcorè, la trama ruota attorno al trentenne Walter Vismara, "un uomo che ama condurre una vita ordinata, senza sorprese: ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, è un contabile di una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all’altro, però – spiega Marcorè – la fabbrica chiude e Vismara si ritrova catapultato in un’azienda di Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto, che ha il pallino del calcio". Walter, che considera il calcio uno "sport demenziale", si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce: da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio. Subisce così lo sfottò dei colleghi tra cui l’ingegner Gusperti, che lo ribattezza sarcasticamente Zamora, portiere spagnolo degli anni ‘30. Il ragioniere, sentendosi umiliato, escogita un originale piano per vendicarsi. Nel cast anche Giovanni Storti e Giacomo Poretti (di Aldo, Giovanni e Giacomo), con Ale&Franz.
"Nel calcio, come del resto nella vita, bisogna imparare a buttarsi. E anche se perdi, ciò che conta è rialzarsi e ripartire più forti di prima – riflette Marcorè –. Parafrasando Moretti in ´Sogni d’oro´ Zamora è il mio film più bello. Anche perché è l’unico che abbia mai diretto ma mi auguro non sia l’ultimo. È stata un’esperienza entusiasmante". Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Perrone. Marcorè "racconta del potere che ha l’amicizia nell’aiutarsi reciprocamente e risollevarsi narrando di un Paese e di un periodo che possono essere riassaporati col sorriso e il soffio di una carezzevole nostalgia". Il tutto mentre seguiamo un giovane uomo nel suo personale percorso di formazione: "Imparerà che è meglio affidarsi alla vita e all’amore senza troppi calcoli piuttosto che covare il rimpianto di non aver vissuto (o amato) affatto". Ingresso 5 euro, ridotto 4.
Nicolò Moricci