"Ciao, mi chiamo Titti Marruocco ed oggi è un mese che non ci sono più". Inizia così la lettera che ha immaginato Vincenzo Bernabei, il nipote di Concetta Marruocco, l’infermiera 53enne uccisa in casa il mese scorso fa dal marito che alcuni mesi prima aveva denunciato per le violenze subite e da cui si stava separando. "Che non posso più stare insieme a voi, lo ha deciso un essere oscuro che nel profondo della notte mi ha assalito mentre dormivo tranquilla nel mio letto e colpita con 39 interminabili fendenti – continua la lettera dall’al di là -,Ho provato a difendermi, nonostante fossi stata colta così di sorpresa mentre dormivo, ma la sua mano sulla bocca mi impediva di respirare e i colpi che sferrava erano davvero tanti per essere evitati. L’adrenalina mi ha protetto dal dolore fisico, ma la paura...quella è stata tanto tanto tanto forte. Io quella sera ero andata a letto come tutti fanno, avevo già tirato le somme della giornata e programmato quella che sarebbe dovuta arrivare. Da quando sono uscita da quella comunità protetta, dopo la denuncia al mio ex per maltrattamenti, avevo tanta voglia di riprendere in mano la mia vita, ricominciare a vivere senza più paura, umiliazioni, privazioni e lividi. Avevo preso un po’ di aspettativa dal lavoro per prendermi cura di me stessa, dei miei figli, dei miei cani, dei miei gatti e stavo sistemando la mia casa. Mi ero messa a dieta, comprato qualche vestito nuovo e il sabato sera andavo al cinema con mia sorella. Nulla di chissà quanto dispendioso e particolare, eppure mi piaceva così tanto! Mi faceva realizzare di essere finalmente uscita da quel cerchio di fuoco, dimenticavo per un attimo tutte le preoccupazioni e paure. Ed è così che quella sera mi sono addormentata, soddisfatta di tutto quello che stavo riconquistando. All’ improvviso una mano sulla bocca che mi impedisce di respirare, spinge così forte che sento il naso piegarsi fino a rompersi, poi le fitte al fianco...". Una lunga e commovente lettera che si chiude con un appello: "Riguardo a voi amiche mie e vittime della stessa sfortuna, difendetevi sempre da chi vi fa del male. Se doveste capire di non riuscirci da sole, pretendete aiuto. Denunciate, circondatevi dei vostri cari o di chi può darvi aiuto e protezione, mettetevi in sicurezza e combattete la lotta per la libertà. Portate avanti la mia storia, qui non ci sono leggi sulla privacy, potete usare il mio nome quante volte volete, ma fate in modo che il mio sacrificio serva a fermare la violenza. Usate il mio nome per chiedere leggi più efficaci. Usatelo per pretendere protezione. Per sensibilizzare. Per spiegare cos’è l’ amore e far capire quanto è brutto il dolore".
Cronaca"Ciao mi chiamo Titti, uccisa da un essere oscuro"