Dal convento, alla strage di alberi di pregio Ex Pie Venerini: scompariranno 200 piante

L’area in abbandono sarà recuperata con un plesso composto da 54 appartamenti. Ma le specie arboree saranno sacrificate

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di Pierfrancesco Curzi

Una colata di cemento per giustificare il recupero di un edificio in abbandono ultraventennale, spazzando via decine, se non centinaia di alberi, alcuni di pregiate specie arboree. All’ex Convento delle Pie Venerini, al numero 23 di via Pesaro, è andato in scena l’ennesimo cambio di destinazione d’uso concesso dall’amministrazione comunale. Da ex struttura conventuale a un altro villaggio residenziale esclusivo, con tre plessi ultramoderni e 54 appartamenti complessivi. Sia chiaro, l’operazione è super lecita, non ci sono alle viste avvisaglie di malaffare, ci mancherebbe, inoltre qualsiasi soluzione appare migliore dello stato attuale delle cose: un plesso abbandonato e un degrado assoluto.

Il Carlino, alla luce della modifica concessa a livello istituzionale ha effettuato un sopralluogo nell’area del convento che fino alla fine del millennio scorso ha ospitato anche un asilo privato, oltre allo seminariale gestito dalle suore Pie Venerini appunto. L’area, come già detto, è fortemente degradata e il perimetro puntellato di varchi per accedervi. In passato balordi e spacciatori hanno occupato abusivamente le stanze del grande plesso costringendo la proprietà a murare tutti gli ingressi, da porte e finestre. Parte degli stessi sono stati forzati e abbattuti. Degrado strutturale e degrado nella cura del verde, con tante piante in pessimo stato e altre abbattute. Detto questo, progetto alla mano, una soluzione alternativa poteva essere messa in campo. Carte e planimetrie mostrano come la quasi totalità del ricchissimo patrimonio naturalistico del sito andrà distrutto.

È stato fatto un dettagliato censimento delle piante principali e ne risultano presenti nella splendida area attorno all’ex convento circa 200. Di queste almeno l’80% scompariranno, semplicemente saranno sradicate. Tra queste le 4 palme, rigogliose e meravigliose, che puntellano l’area e sono state piantate in vari punti del perimetro. Dei 4 pini ‘Pinus pinea’ la metà non fanno parte del progetto definitivo del complesso residenziale. Nessuna chance per le 2 acacie, entrambe via, così come i 14 cipressi ‘Cupressus macrocarpa arizonica’, destinati a sparire. Qualche speranza ce l’hanno i pini d’Aleppo ‘Pinus halepensis’: di 26 presenti ne verranno abbattuti 12. Il grosso delle piantumazioni riguardano gli arbusti, alcuni decorativi come i pitosfori. Gli esperti parlano della presenza di 122 esemplari di cui ben 93 verranno distrutti. Di Magnolia grandiflora ce n’è un solo esemplare al momento, con la cosiddetta ‘riqualificazione’ residenziale non ci sarà più. Stessa sorte per i 2 esemplari di ‘Cercis siliquastrum’, il cosiddetto Albero di Giuda, eliminati anch’essi. Via l’unico esemplare di ficus, ma soprattutto i 3 ‘Cedrus ssp’, splendidi cedri. Le uniche buone notizie in mezzo a questo autentico sterminio naturalistico sono i 6 cipressi sempreverdi e una quercia, destinati a restare nel patrimonio futuro della zona. Lunedì scorso la maggioranza in consiglio comunale ha votato il via libera al permesso a costruire da parte dell’impresa proprietaria dell’area dopo il passaggio dalla Curia che lo ha ceduto alcuni anni fa. Compatta e contraria l’opposizione, a partire da Andrea Vecchietti, Movimento 5 Stelle, che ha puntato il dito proprio sulla distruzione della stragrande maggioranza degli alberi presenti nell’area.