ANDREA MASSARO
Cronaca

Pronto soccorso Torrette, ad Ancona nove ore di attesa. E la gente s’infuria

Scene d’isterismo in una sera di mezza estate: a mezzanotte le visite ai codici bianchi erano rimandate al mattino seguente

Pazienti in barella lungo i corridoi delle sale d’emergenza al pronto soccorso di Torrette

Ancona, 28 luglio 2023 – Il girone di Torrette si manifesta in una sera qualunque di mezza estate. E’ martedì e non fa neanche caldissimo fuori, l’afa dei giorni prima fortunatamente è scemata. A mezzanotte meno dieci le due sale del pronto soccorso dell’ospedale regionale di Torrette, il più grande delle Marche, quello che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello della sanità marchigiana, sono stracolme.

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Non c’è un posto libero neanche per sedersi e solo per poter aver accesso al triage ci vuole almeno un’ora. Nel gabbiotto protetto dai vetri ci sono due persone in servizio. Un’infermiera fa continuamente la spola tra il desk e le sale d’emergenza dove le varie Croci e il 118 continuano a portare pazienti più o meno gravi. Il collega è perennemente impegnato a sbrigare un lavoro che si ammucchia sempre di più. Davanti a sè c’è una fila di persone spazientite. Molti non indossano neppure la mascherina, come vorrebbe il protocollo e come indicato anche dai cartelli affissi ai muri di un pronto soccorso assolutamente inadeguato alle esigenze di una popolazione che d’estate si moltiplica. Perchè se ancora qualcuno non lo sapesse, tra Ancona, Riviera del Conero e dintorni, d’estate arrivano ogni anno migliaia di persone in più. E capita che abbiano bisogno di un ospedale, a volte le vacanze non vanno come sempre dovrebbero. L’aria nelle due sale è molto pesante. C’è un uomo che, mascherina calata al volto, impreca tutti i santi del Paradiso: "Hanno visitato mamma sei ore fa, ancora mi devono rispondere, è dalle tre del pomeriggio che siamo qui dentro". E’ quasi mezzanotte e volgendo lo sguardo al tabellone che indica i tempi d’attesa si legge chiaro e tondo: nove ore un codice bianco, sei per un verde. Codici bassi insomma, che vengono dati anche a chi si storce dal dolore per una ferita profonda al piede e o una colica renale in atto.

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Le singole situazioni di dolore si trasformano in codici, un sistema numerico che non tiene minimamente in considerazione la natura del problema dei pazienti e le esigenze di tutti.

Non si muove foglia davanti al triage, perchè in realtà c’è solo da aspettare che prima o poi qualcuno chiamo il numeretto.

Ci sono persone anziane imbacuccate nelle coperte (l’aria condizionata si fa sentire), ci sono ragazzi, donne. C’è un mondo inerme che non può far altro che incollare gli occhi allo smartphone e tentare di ingannare un tempo che non passa mai. Ogni tanto qualcuno se ne va, rinuncia. "Provo all’Inrca, vediamo se lì è meglio".

Una volta spalancata la porta fatiscente d’ingresso (non parliamo delle condizioni dei bagni per pietas umana), ci sono tre ragazzi buttati a terra che fumano una sigaretta dopo l’altra, urlando al telefono. Dall’odore sembra anche qualcosa di più acre di una semplice sigaretta, ma in una situazione del genere non stiamo tanto a sottilizzare. Ecco, questo è il pronto soccorso dell’ospedale di Torrette in una notte qualunque di mezza estate. Con personale ridotto all’osso, un numero spaventoso di richieste e un servizio che definire collassato è poco.