Un medico di Torrette: "Io, nelle zone di guerra di un’Ucraina devastata. Siamo qui per aiutarli"

Federica Iezzi visita l'Ucraina per avviare collaborazioni medico-sanitarie in campo pediatrico e sostenere gli ospedali rurali. Incontri fondamentali per atti concreti e la constatazione di un conflitto drammaticamente vivo.

Un medico di Torrette: "Io, nelle zone di guerra di un’Ucraina devastata. Siamo qui per aiutarli"

Un medico di Torrette: "Io, nelle zone di guerra di un’Ucraina devastata. Siamo qui per aiutarli"

di Pierfrancesco Curzi

La situazione degli ospedali rurali, le necessità di sostegno dei centri specializzati di Kharkiv e la possibilità di avviare delle collaborazioni medico-sanitarie sotto il profilo pediatrico. È questo l’obiettivo principale del viaggio che Federica Iezzi sta svolgendo in Ucraina. Ma non solo questo: "Volevo constatare la situazione sul campo, andando nella prima linea militare ucraina, negli avamposti a ridosso della zona grigia per capire la tipologia di conflitto – racconta la cardiochirurga al Carlino – So cosa significa operare in scenari di guerra, l’ho vissuto in prima persona, dallo Yemen al Sudan, ma non avevo idea di cosa mi sarei trovata di fronte in Ucraina. Un conflitto che è quasi sparito dai radar dell’informazione italiana, a parte rare eccezioni. Andando direttamente sul posto ho capito che la guerra è in corso, è drammaticamente viva e rischia di protrarsi per tanto tempo. In questi giorni di missione ho trovato temperature proibitive, la neve, il gelo e i fango in cui il conflitto rischia di finire per tutto il corso dell’inverno. E come sempre chi ci rimette sono i civili. Mi domandano come facciano i soldati a combattere nelle trincee e la popolazione, quasi del tutto anziana, a sopravvivere senza o quasi gas, luce e acqua potabile. In questo senso venire qui e vedere con i miei occhi è stato fondamentale, perché soltanto vivendo in prima persona determinate esperienze si riesce poi a capire e a tarare qualsiasi iniziativa".

Iniziative legate al sostegno in campo medico come presidente della One Life Onlus e come chirurga di guerra. Tanti gli incontri fissati per avviare queste collaborazioni: "Incontri fondamentali a cui seguiranno atti concreti – spiega la Iezzi – ma intanto è stato fondamentale capire dai diretti interessati quali sono le necessità. Ho visitato l’ospedale di Kupyansk, una cittadina sulla linea del fronte che rischia di finire di nuovo sotto occupazione russa. Un policlinico con il grosso degli edifici abbattuti dai missili e dai razzi. Un pugno di medici, dottoresse soprattutto, fa un lavoro eroico, straordinario, garantendo le cure alla popolazione rimasta. I bambini come le loro famiglie sono stati evacuati in zone più tranquille dell’Ucraina. Per non parlare dell’ospedale di Vochansk, la cittadina più vicina al confine russo. Qui l’ospedale è stato addirittura spostato in un altro villaggio, dentro una scuola, perché quello originale era stato colpito. È incredibile cosa riescono a fare i miei colleghi in situazioni così estreme".

A Kharkiv invece, capoluogo dela regione e seconda città dell’Ucraina per numero di abitanti (quasi 2 milioni prima della guerra), la Iezzi ha preso contatti per altre collaborazioni con i centri cardiochirurgici e cardiologici: "Negli ospedali rurali, come quelli appena descritti, servono le basi, a partire dalle medicine e dagli apparecchi più semplici. Diverso è il discorso per i centri pediatrici specializzati. I fronti di collaborazione riguardano la possibilità di scambi medici per tirocini, interventi, materiale, ma anche per attività di ricerca e di docenza, fino alla possibilità di trasferire i casi pediatrici più difficili in Italia, a Torrette ad esempio, dove nei mesi passati abbiamo operato diversi pazienti ucraini. La guerra però ha costretto tante famiglie e dunque tanti piccoli a emigrare e dunque il numero di casi in questa fase è limitato da questo problema".

Un viaggio per ora indimenticabile: "Mi ha colpito la resilienza del popolo ucraino di fronte alla guerra, la sua disponibilità e il modo di vivere questo dramma umano con grande dignità. Sono felice di essere venuta qui e di aver avviato queste preziose collaborazioni nell’ottica di un conflitto che potrebbe non finire a breve" è il commento finale della Iezzi.