Dall’Ucraina la lettera di un dottore "Ci servono farmaci per i malati"

Siringhe, guanti, bendaggi, garze. E poi farmaci, tanti farmaci, scorrendo una lista che ad ogni riga si riempie di sofferenza immaginando che tutto questo oggi in Ucraina è bene primario. Siamo a Ivano Frankivs’k, Ucraina occidentale, una delle città in cui bombe e attacchi si sono abbattuti come tempesta. Il grido d’aiuto lo lancia Taras Vasylyk per conto dell’ospedale cittadino, diretto all’attenzione di Ivano Lucchesi, presidente della ProCiv di Chiesina Uzzanese, raggiunto grazie alla rete della comunità ucraina di Montecatini che ha speso il nome di Lucchesi agli amici ancora là in posto di guerra: "Gli ucraini liberi stanno morendo, è urgente salvare la vita di militari, civili e feriti. Abbiamo bisogno d’aiuto, di forniture mediche". "Le nostre forze hanno dei limiti – dice Lucchesi –, non siamo in grado di procurarci dispositivi medici. Chiediamo che sia coinvolta la Regione Toscana, solo attraverso il canale istituzionale possiamo far giungere il materiale richiesto. Questa lettera da Ivano Frankivs’k è solo una di altre che mi sono arrivate, tutte contenenti disperate richieste di aiuto. Raggiungeremo l’obiettivo per tutto quel che è comparto non ospedaliero, ma per il resto siamo di fatto impotenti". Il lavoro in sede, al Centro alimentare solidale, prosegue a un ritmo e con una forza che neppure Lucchesi probabilmente avrebbe mai pensato. Le soste sono poche e brevi, nel cuore e nelle braccia di tutti l’urgenza di aiutare un popolo amico, di quelle che impediscono di sentire la stanchezza. "C’è un popolo in difficoltà – dice –, gente e bambini che muoiono: le parole non possono bastare".

l.m.