Riaperture impianti sci: è polemica. Il nodo resta lo spostamenti tra regioni

Gioia per le zone montane gialle, che ripartiranno il 15 febbraio. Amaro il commento di chi resta chiuso in zona arancione. Ma tutti sottolineano l'importanza ora di avere la libera circolazione tra le regioni

Riapertura impianti sci, fondamentale la mobilità tra regioni (Ansa)

Riapertura impianti sci, fondamentale la mobilità tra regioni (Ansa)

Roma, 4 febbraio 2021 - Le reazioni sulle indicazioni del Cts alla riapertura degli impianti sciistici solo in zona gialla a partire dal 15 febbraio, è accolta positivamente in generale, ma non sono mancate le compresibili delusioni di chi, nelle zone arancioni, non vedrà ripartire la stagione sciistica, o quello che ne resta, neanche da metà febbraio.

L'indicazione del Comitato tecnico scientifico emersa oggi al termine della riunione ha rilanciato le speranze di "salvare il salvabile" per l'indotto della montagna, che come sottolinea la Coldiretti: anche solo nell'ultima parte della stagione può portare effetti positivi al mondo del lavoro che ruota attorno al turismo invernale, che viene stimato in circa un miliardo di euro.

Positiva anche la reazione dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), che riunisce le società degli impianti di risalita in Italia. La presidente Valeria Ghezzi però non dimentica che parte degli impianti non riapriranno, e che per arrivare nelle montagne 'gialle' bisognerà poter circolare: "La decisione del Comitato tecnico scientifico di far ripartire gli impianti sciistici è certamente un'ottima notizia purchè sia affiancata dalla circolazione libera almeno tra le Regioni in fascia gialla: bisogna sapere se si può venire in montagna". Inoltre la Ghezzi si dice fiduciosa "che l'Alto Adige dal 15 febbraio ritornerà in zona gialla".

La stessa domanda se la pone anche Andy Varallo, presidente del Dolomiti Superski, che incassato il no alle zone arancioni ("Purtroppo hanno bocciato l'idea di mettere in esercizio gli impianti di risalita in zona arancione, ci speravamo") ora aspetta di sapere se "ci sarà una libera circolazione tra le Regioni e questo ancora non lo sappiamo". Dolomiti Superski interessa diverse stazioni sciistiche dell'Alto Adige, Trentino e Veneto, Varallo conclude: "Speriamo che nei prossimi giorni un governo tecnico ci dia indicazioni se in Italia ci potrà nuovamente essere la possibilità di spostarsi tra Regioni".

Molto critico sul no alle zone arancioni è l'assessore alla Montagna della Regione Lombardia, Massimo Sertori: "E' incomprensibile il cambiamento radicale di posizione assunto dal Cts in relazione alla possibile apertura degli impianti in zona arancione, applicando le misure restrittive aventi come finalità una fruibilità in sicurezza. Questo avrebbe consentito non solo la programmazione delle attività, ma anche una prospettiva di continuità certa per gestori, lavoratori e per tutta la filiera del comparto turistico invernale". L'assessore conclude: "Ci sembrava e ci sembra importante ottenere il giusto equilibrio tra la tutela della salute e la tutela dell'economia e del lavoro. Continueremo la nostra azione politica e istituzionale per raggiungere questo obiettivo".

Una buona notizia invece per Luigi Bertschy, vice presidente della Valle d'Aosta e assessore con delega agli impianti da sci, ma anche lui sottolinea il nodo della mobilità: "Finalmente il Cts ha approvato il protocollo. Ci sono voluti più di due mesi e nonostante questo lungo lasso di tempo anche oggi una parte del protocollo non è passata. Adesso continuiamo a lavorare insieme alle altre regioni per riuscire ad ottenere la mobilità tra regioni per permettere un maggiore afflusso di sciatori in questi ultimi 40, 50 giorni della stagione". Domani riunione di programmazione con le società che gestiscono gli impianti da sci valdostani. Sempre in Valle d'Aosta il via libera del Cts è salutato con favore da Filippo Gérard, presidente dell'associazione degli albergatori della regione. L'apertura degli impianti da sci nelle zone gialle "è un primo segnale di ottimismo che salutiamo positivamente: dopo tutti questi mesi in cui abbiamo sperato di vedere succedere qualcosa, finalmente qualcosa comincia a muoversi in una buona direzione".Il ma su come arrivare in montagna si ripete: "Rimangono però molte perplessità sul divieto di spostamento tra tra le regioni, che se rimane tale la decisione di oggi rischia di essere monca", e aggiunge: "Per la Valle d'Aosta, ma non solo: è fondamentale avere la possibilità di far venire sciatori da fuori regione". 

Soddisfatto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, con i Mondiali di Cortina alle porte: "E' un bel segnale quello del Cts, un segnale doppio che, da un lato ci regala una grande tranquillità perché il via libera arriva direttamente dal mondo scientifico e, dall'altra parte, fornisce l'occasione per un rilancio della montagna in concomitanza coi mondiali sci di domenica prossima, 7 febbraio, a Cortina". Poi Zaia lancia un appello: "E' ovvio che ora l'appello va a tutti quei cittadini che si recheranno agli impianti di risalita, perché lo dovranno fare con la massima prudenza e attenzione, indossando mascherine, quantomeno nei luoghi di aggregazione e durante la risalita. Le regole cioè vanno rispettate soprattutto in tutti quei contesti dove si crea assembramento. Non va quindi abbassata la guardia, perché da questa partita dobbiamo venirne fuori insieme e va ricordato che se tornasse una ripresa della curva dell'infezione, sarebbe la fine".

Anche campioni ed ex campioni dello sci hanno commentato la nota del Cts. Kristian Ghedina, ex discesista azzurro e ambassador dei mondiali di Cortina 2021 è felice per la riaperture, ma avverte: "Ora però bisogna vedere se conviene aprire. Le società che hanno un impianto piccolo, con pochi dipendenti possono anche riaprire a questo punto della stagione, ma quella grosse faranno più fatica perché aprire le piste comporta un lavoro grosso". 

L'azzurro Manfred Moelgg: "La riapertura è anche importante per il settore della montagna che ha sofferto tantissimo e per le persone che potranno riprendere a lavorare. La stagione è quasi finita ma meglio tardi che mai". 

Amaro invece il commento di Peter Runggaldier, ex nazionale di sci: "La stagione ormai è andata, sono un po' scettico e penso che in pochi riapriranno". Ma alla fine aggiunge: "Detto questo è meglio di niente. E' comunque un segnale di ripartenza che accogliamo con piacere".