di Antonio Lecci
NOVELLARA (Reggio Emilia)
C’è una svolta nel giallo che coinvolge la diciottenne pachistana Saman Abbas, sparita nel nulla più di un mese fa. È stato infatti arrestato uno dei due cugini, entrambi fuggiti i primi di maggio dalla loro abitazione di Novellara, nelle campagne di Reggio Emilia, a pochi passi dall’azienda agricola dove tutti maschi della famiglia Abbas lavoravano come operai. Un’operazione, avvenuta in Francia, che potrebbe quindi dare una svolta decisiva all’indagine sulla sparizione della ragazza, che si teme possa essere stata uccisa dai parenti e poi seppellita nei dintorni.
Ikram Ijaz è infatti uno dei cinque indagati, insieme a un altro cugino, i genitori e uno zio della ragazza neo-maggiorenne. Sospettato di aver avuto un ruolo cruciale nel presunto omicidio, potrebbe fornire agli investigatori informazioni importanti per poter rintracciare la ragazza o – nel caso di conferma del delitto – ritrovare il suo corpo. La cattura è avvenuta in terra d’Oltralpe, durante un viaggio a bordo di un Flixbus partito da Parigi e diretto in Spagna, a Barcellona.
Nei pressi di Nimes, lo scorso 21 maggio, la polizia transalpina ha effettuato un controllo tra i passeggeri. Ikram Ijaz non aveva documenti in regola. Per questo è stato portato negli uffici della gendarmeria e sottoposto a un attento esame per l’identificazione, scoprendo che era ricercato dalla Procura della Repubblica reggiana per l’indagine di Novellara, aperta con l’ipotesi di omicidio e occultamento di cadavere.
Il suo viaggio verso la Spagna, dove era probabilmente atteso da parenti, si è dunque interrotto bruscamente quando a suo carico è emersa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere della magistratura italiana. La possibilità di poter interrogare il giovane pachistano, già in queste ore, potrebbe fornire agli inquirenti l’opportunità di sapere finalmente il destino di Saman.
Ikram sarebbe tra i tre uomini filmati dalle telecamere di sicurezza, la sera del 29 aprile, che escono verso le 19,15 da un magazzino dell’azienda agricola Le Valli, dove lavorano e dove vive la famiglia Abbas, per dirigersi verso i campi, "armati" di badili, di un piede di porco e di un sacchetto in plastica. Gli stessi vengono ripresi al ritorno, quando sono ormai passate le 21,30.
Molti gli interrogativi a cui non è stata ancora data una risposta. Dove erano andati? Avevano nascosto qualcosa nei campi? Poteva essere il corpo di una persona? Forse quello di Saman?
Finora nessuno dei diretti interessati aveva mai potuto fornire spiegazioni chiare, in quanto gli indagati risultavano tutti irreperibili. Con questo arresto, il caso potrebbe registrare una svolta decisiva. L’uscita di quella sera di fine aprile, in base a quanto ha dichiarato al Carlino il capofamiglia Shabbar Abbas – secondo il quale la figlia sarebbe viva e vegeta in Belgio – era dipesa da un intervento all’impianto di irrigazione delle serre, che in precedenza era stato chiuso, in quanto durante la giornata aveva piovuto molto. Una versione che non viene ritenuta totalmente attendibile da Ivan Bartoli, titolare dell’azienda in cui lavora Shabbar. "Può essere che quel giorno io abbia dato incarico di intervenire sui tubi idrici che servono le serre. Ma – dice Bartoli – mi sembra strano l’orario in cui l’operazione è stata eseguita. Se è vero che quei tre uomini sono rientrati dopo le 21,30. A fine aprile il sole a quell’ora è già tramontato da tempo. Solitamente non si esce nei campi col buio".
Intanto, ieri mattina i carabinieri, con l’ausilio di un gommone dei vigili del fuoco, hanno scandagliato un lungo tratto di canale irriguo nei pressi dell’abitazione degli Abbas, in via Colombo a Novellara, dopo che lo stesso corso d’acqua era stato prosciugato durante la notte precedente. È stato un controllo programmato, per non lasciare nulla di intentato, dopo aver ispezionati campi, serre e perfino i pozzi idrici della zona. Dopo una mattinata di ricerche, nulla è emerso di utile alle indagini.