Omicidio Cianfrone processo, maxi condanna per marito e moglie

Ergastolo per Giuseppe Spagnulo e 16 anni di carcere alla moglie Francesca Angiulli per l’ex comandante dei carabinieri ucciso due anni fa

Franscesca Angiulli e il marito Giuseppe Spagnulo

Franscesca Angiulli e il marito Giuseppe Spagnulo

Ascoli, 24 giugno 2022 - Ergastolo per Giuseppe Spagnulo, e 16 anni di carcere per sua moglie Francesca Angiulli. Questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dalla Corte d’assise di Macerata per l’omicidio premeditato di Antonio Cianfrone, l’ex comandante dei carabinieri di Monsanpolo ucciso lungo la pista ciclabile di Spinetoli il 3 giugno del 2020.

Antonio Cianfrone aveva 50 anni
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Fino all’ultimo, la coppia ha negato, ma la loro versione non è stata ritenuta credibile. Il processo si era già concluso il 16 dicembre, quando poi la corte presieduta dal giudice Andrea Belli aveva chiesto una perizia balistica, affidata a un luminare del campo, il professor Francesco Saverio Romolo, e condotta in un laboratorio di Oxford. L’accertamento ha confermato quello del Ris: sulle manopole della moto e sul casco di Spagnulo c’era la polvere da sparo, identica a quella trovata intorno alle ferite sul corpo della vittima. Ieri, dopo questo ulteriore elemento, le parti hanno ribadito le proprie conclusioni.

Il procuratore Umberto Monti ha parlato di "prove immense" a carico degli imputati. "Quattro testimoni hanno visto l’omicidio – ha ricordato -, altri 10 sono arrivati poco dopo. Tutti hanno visto una sola moto e due persone, e le telecamere della zona mostrano chiaramente la stessa cosa. Non c’erano altri motociclisti fuggiti passando per il fiume. Non c’era nessun altro". Ha ricordato i video, uno relativo al giorno prima del delitto, nei quali i coniugi parlavano della vittima e della volontà di ucciderlo. Il procuratore ha anche specificato di aver setacciato tutti i contatti di Cianfrone e dei suoi familiari e amici, non trovando nulla di ambiguo o equivoco, sgomberando il campo dai sospetti sul militare, all’epoca sospeso per una inchiesta.

L’avvocato difensore Gianfranco Di Marcello, per Angiulli, ha mostrato alla corte un video che lo riprende sul luogo del delitto, per dimostrare l’impossibilità di riconoscere una persona con casco e tuta da motociclista. Il legale ha anche portato la tuta in aula, per spiegare quanto fosse difficile toglierla in poco tempo, come invece per l’accusa avrebbero fatto i due dopo aver sparato al militare. E sia lui sia gli avvocati Alessandro Angelozzi e Felice Franchi, per Spagnulo, hanno contestato l’esito della perizia, ritenendo minima la parte di polvere da sparo trovata sul casco, e sottolineando che non c’era alcuna traccia sui filtri del casco: quelle minime particelle avrebbero potuto essere state lasciate da qualsiasi cosa. Hanno inoltre ribadito l’assenza di movente del delitto, visto che la coppia non aveva mai avuto a che fare con la vittima. Ma dopo tre ore di camera di consiglio, alle 16.20, la corte ha condannato entrambi, all’ergastolo Spagnulo e a 16 anni Angiulli, in considerazione del contributo minimo dato dalla donna. Anche nel corso dell’ultima udienza, la coppia ha respinto l’accusa.

"Non lo avrei mai fatto così – ha detto l’uomo – con la moto di mio figlio. Non so niente di questa cosa. Mio figlio stava costruendo un elicottero e sparava con la scacciacani e il fucile a piombini nel garage e ne l cortile di casa, ecco perché ci sono quelle tracce sul casco". Lo stesso ha confermato la moglie. Le motivazioni della sentenza arriveranno tra tre mesi. "Lette quelle, valuteremo l’appello – hanno commentato gli avvocati Angelozzi e Franchi -. La perizia non ha risposto ai nostri dubbi, ad esempio sulla quantità di ferro presente, è stata solo una ripetizione dell’accertamento del Ris".