MARCELLO IEZZI
Cronaca

Tratta di esseri umani: "Così aiutiamo le ragazze schiave in strada e nei campi"

Fabio Sorgoni è il responsabile dell’area sfruttamento della cooperativa On the road ad Ascoli: "In trent’anni abbiamo cercato di salvare tanti disperati. Meno prostitute in strada, oggi sono rinchiuse negli appartamenti"

Tra le vittime della tratta degli esseri umani anche le prostitute

Tra le vittime della tratta degli esseri umani anche le prostitute

Ascoli, 21 gennaio 2024 – Fabio Sorgoni è il responsabile dell’area tratta e sfruttamento della cooperativa On the road.

Sorgoni, la tratta degli esseri umani, che avete sempre cercato di combattere nel nostro territorio, riguarda solo le donne e la prostituzione?

"Quando abbiamo iniziato a lavorare sul problema, 30 anni fa, riguardava solo la prostituzione, ma c’erano anche transessuali sulla Bonifica del Tronto. Le donne erano prevalentemente nigeriane e molte albanesi, mentre i transessuali venivano dal Brasile".

Chi sono le vittime della tratta oggi?

"Persone che lasciano il loro Paese per povertà o discriminazioni sociali, a volte anche obbligate dalle loro famiglie bisognose che si sono fatte prestare i soldi per il viaggio dei figli e che devono restituire con forti interessi. Ci sono giovani del Bangladesh che adesso sono costretti a ripagare i debiti, che crescono continuamente. Inoltre si devono sostenere loro stessi, per cui non riescono mai ad uscire da questo giro. Ci sono migliaia di persone in questa situazione in Italia, che non riescono a regolarizzarsi e sono costrette a lavorare in nero e a essere sfruttate. Situazioni in cui devono dare metà dei soldi anche a chi gli ha trovato il lavoro. C’è quindi una correlazione fra difficoltà a mettersi in regola e lo sfruttamento".

Tornando al fenomeno della prostituzione, con quale inganno sono portate in Italia?

"Le minorenni, spesso analfabete che vivono nei villaggi, vengono invogliate da loro connazionali più adulte che già sono state in Italia e che hanno fatto un po’ di soldi. Queste fanno accordi con le famiglie, prestano loro i soldi per il viaggio delle ragazze e poi le sottopongono a un giuramento religioso in base al quale non devono svelare mai nulla alla polizia, altrimenti loro stesse e i loro familiari moriranno o si ammaleranno. Una questione culturale che riguarda principalmente le nigeriane".

On the Road ha iniziato ad aiutare queste persone una trentina di anni fa, siete riusciti a salvare molte donne dalla prostituzione?

"Vogliamo dare a queste persone la possibilità di acquisire delle competenze per crearsi un futuro e diventare cittadine a pieno titolo. Non si tratta solo di uscire dalla prostituzione, ma avere un supporto per superare il rischio di sprofondare nella povertà e, quindi, tornare in strada".

Quali sono le maggiori difficoltà?

"Convincere le ragazze a uscire dalla prostituzione e poi attivarci con le reti del territorio a trovare un’occupazione legale per consentire alle ex vittime di continuare a mantenersi e mandare soldi a casa".

Rispetto a trenta anni fa com’è cambiato, se è cambiato, il fenomeno della tratta?

"In strada si vedono meno prostitute, ma solo perché si sono spostate negli appartamenti, dove sono sfruttate allo stesso modo e con tanti problemi, a iniziare dagli affitti che pagano, il triplo rispetto a un’italiana. Lavoriamo molto anche sulla tratta a scopo di sfruttamento lavorativo. Molte persone arrivate da Pakistan, Egitto, Bangladesh. Sono sfruttate nell’agricoltura, nei servizi, nella logistica e via dicendo. Oggi il tema è regolarizzare le persone per toglierle dallo sfruttamento. Persone che rimangono in territorio grigio da cui è difficile uscire per una vita dignitosa".