Medicina (Bologna), 26 maggio 2023 – “Ci hanno abbandonato, o forse addirittura dimenticato, ma noi siamo qui, a vedere i nostri sogni, i nostri sforzi, i nostri sacrifici annegare, giorno dopo giorno nell’indifferenza di tutti". Queste sono le parole dei residenti dell’area di Medicina abbracciata dagli argini del Gaiana, sull’omonima via.
![Alcune case ancora invase dall’acqua del torrente Gaiana](https://www.ilrestodelcarlino.it/image-service/version/c:ODI1NGVkMzQtZjZjNC00:YjQ1M2Ey/alcune-case-ancora-invase-dallacqua-del-torrente-gaiana.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
Loro, 25 persone, sono stati evacuati già il 3 maggio quando, con le prime piogge, l’argine del torrente si ruppe andando a inondare i campi e le case. Da allora, dopo che sono stati sistemati in strutture provvisorie o ospitati dai parenti, sulle loro case nessuno ha più dato informazioni.
"Ma quel che è peggio è che alla seconda ondata di maltempo noi non avevamo idea di cosa fosse successo alle nostre abitazioni e la zona era irraggiungibile – raccontano –. Abbiamo saputo di avere più di due metri di acqua nelle case solo da alcune foto scattate da un drone e pubblicate da un cittadino sul gruppo Facebook del territorio. Così abbiamo saputo che le nostre case erano perse".
Da allora per tutti questi residenti è stato un continuo tentativo di avere informazioni: "Abbiamo chiamato il Comune di Medicina, l’assessore, la Regione, abbiamo scritto al governatore Stefano Bonaccini. C’era chi diceva che non sapeva se le nostre case avrebbero retto a tutta questa acqua, c’era chi diceva di chiamare la Protezione Civile, chi sosteneva di non aver informazioni. Quello che noi sappiamo con certezza è che le nostre case sono sommerse ormai da venti giorni e con loro i nostri mobili, le nostre macchine e tutto ciò che avevamo. Chi ci paga i mutui, le rate, le bollette, i soldi che dovremo spendere per ricostruire tutto? E chi ci dice che fra due anni, se le case rimarranno in piedi, non avranno danni strutturali dovuti a tutto questo?".
E mentre tutti questi cittadini, giorno dopo giorno, cercano di andare a vedere come evolve la situazione in via Gaiana e se l’acqua si stia ritirando, c’è chi inizia ad avere sospetti che si sia trattato di una rottura controllata: "Quell’argine che si è rotto con le piogge del 2 maggio sarebbe dovuto essere riparato bene ed invece con le piogge seguenti si è sciolto in altri sette punti. Sgretolato sotto la pioggia e il peso del torrente. Non è forse che quella zona viene da sempre considerata una cassa di espansione necessaria, in casi come questi? Non è che sapevano che ci saremmo dovuti allagare noi – domandano – per salvare zone di Medicina come Sant’Antonio e Villa Fontana? Chiediamo la verità. Se anche così fosse capiremmo: salvare vite è prioritario e noi eravamo già stati evacuati. Ma le case sacrificate sono le nostre e forse ce lo avrebbero dovuto dire con chiarezza. Forse fin da subito, e avremmo comprato casa da un’altra parte".
Sono tante le storie che si intrecciano in via Gaiana: storie di giovani famiglie che avevano investito in un sogno, storie di persone che vivono lì da anni perché hanno scelto di costruirsi una vita in quella zona. "Chiediamo risposte – concludono –, ma soprattutto chiediamo di non essere dimenticati".