Selva Malvezzi sommerso: "Qui è tutto distrutto e l’acqua non si ritira. Ma il dolore ci ha uniti"

Viaggio nella piccola frazione del Comune bolognese di Molinella, travolto dal fiume Idice. Un papà: "Le mie bimbe in lacrime, vogliono lavare le loro bambole". Un’anziana su una sedia fissa per tutto il giorno la casa allagata

Bologna, 25 maggio 2023 – Sul muro rosso porpora il segno dell’acqua è ancora visibile. Il cancello nascosto dietro un ammasso indistinto di cose che erano e che adesso non sono più. Dall’altra parte della strada, su una vecchia sedia bianca, Gabriella, 84 anni, fissa la sua casa distrutta dall’alluvione. Non sa quando e se potrà tornare. Lì, tra i ricordi di una vita a cui, nonostante il dolore, rivolge ancora un sorriso. Come lei, tanti altri abitanti della piccola frazione di Selva Malvezzi, nel Comune bolognese di Molinella, hanno perso tutto. Qui, l’esondazione del fiume Idice ha ingoiato ogni cosa. Lasciandosi il paese alle spalle, su via Barabana, i campi sono diventati una grande palude. L’acqua, in alcuni punti, supera ancora i due metri e mezzo.

L’abbraccio di Enrico e Carol, stremati dalla fatica dopo ore di lavoro
L’abbraccio di Enrico e Carol, stremati dalla fatica dopo ore di lavoro

Enrico è fermo in mezzo a quello che un tempo era il giardino di casa sua. "È difficile andare avanti – racconta con gli occhi che faticano a trattenere le lacrime – qui dentro ci sono i sacrifici di tutta una vita". Le parole escono a singhiozzo quando parla delle sue due figlie, una di quattro, l’altra di cinque anni e mezzo. "Ho dovuto trovare un modo giocoso – dice – per raccontare una tragedia. Mi chiedevano dove fossero i loro giochi, hanno pianto vedendo che erano stati distrutti dall’alluvione. Poi una delle due mi ha detto ‘papà non ti preoccupare, li asciughiamo e sono come nuovi’". In via Selva, la strada principale che attraversa il paese, c’è un silenzio a tratti ingombrante, rotto qua e là dal rumore delle ruspe che, dall’alluvione di mercoledì scorso, non si sono mai fermate. Dei 535 abitanti, circa un centinaio risultano sfollati. La maggior parte delle case è ancora allagata, l’acqua alta più di un metro. I piccoli canali non riescono a farla defluire in fretta e l’Idice non sembra darsi tregua. Selva Malvezzi aspetta, paziente, che la terra si asciughi.

Fernanda ha parcheggiato la macchina in mezzo alla strada, il suo garage è scomparso con l’alluvione. Chiede aiuto per forzare la ringhiera ed entrare in casa: "Devo prendere dei vestiti e alcune medicine, ma il cancello è sommerso". Il paese è una lunga catena di solidarietà, la tragedia ha unito vite e racconti fino a ieri lontani. "Ora mi salutano tutti – dice Roberto – anche persone che non conoscevo. È una sensazione strana, siamo una grande famiglia". Perché la disgrazia non fa distinzioni, rende tutti uguali e umani. Tutti, tremendamente, meno soli.

La parrocchia di Selva Malvezzi accoglie generi alimentari di ogni tipo. Qui, all’ora di pranzo, si cucina per i tanti volontari arrivati da paesi e frazioni vicine. (circa una ventina al giorno esclusi i residenti, ndr). Un vero e proprio punto di raccolta, dove chi vuole può portare qualcosa oppure, semplicemente, scambiare due parole con qualcuno.

Enrico e Carol si abbracciano in mezzo alla strada. I loro corpi, stremati dalla fatica, hanno ancora voglia di stringersi. "Dopodomani mando i miei ragazzi a darti una mano, tu riposati. Mi raccomando". Il sole sta calando su questa piccola frazione della Bassa bolognese. La vecchia sedia bianca è vuota. Gabriella ha raggiunto suo figlio nella vicina Molinella. Tornerà domani e nei prossimi giorni. Tornerà perché sa che a casa, prima o poi, si torna sempre.

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