CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Mamma e papà Ferrerio: "Il nostro Davide è come morto. La giustizia non ci rispetta"

La mandante dell’agguato è stata condannata per lesioni ma non per tentato omicidio. I famigliari del ragazzo si ribellano: "Vergogna, siamo indignati. È tutto ingiusto e doloroso"

La famiglia Ferrerio ai tempi felici: mamma Giusy, papà Massimiliano, Davide (ora in coma) e suo fratello Alessandro, con gli occhiali

La famiglia Ferrerio ai tempi felici: mamma Giusy, papà Massimiliano, Davide (ora in coma) e suo fratello Alessandro, con gli occhiali

Bologna, 24 maggio 2024 – Il dolore, la rabbia, il senso di impotenza e l’ingiustizia. A due giorni dalla sentenza con cui è stata condannata a otto anni Anna Perugino, mandante del raid, e assolto il compagno Andrej Gaju per non aver commesso il fatto, i genitori di Davide Ferrerio non riescono a darsi pace. La voce di mamma Giusy e papà Massimiliano è rotta dal pianto. Continuano a gridare "vergogna". Il giovane tifoso rossoblù è stato pestato brutalmente la sera dell’11 agosto 2022, a Crotone, a seguito di un tragico scambio di persona.

Come definite quello che è stato deciso mercoledì scorso nel tribunale crotonese?

"Siamo increduli e feriti. A volte pensiamo che non sia possibile, che qualcosa cambierà, che i giudici possano tornare indietro, ma la realtà purtroppo è un’altra. Quella sentenza è stata emessa. Come si può riqualificare il reato da concorso anomalo in tentato omicidio a lesioni gravissime quando nostro figlio è in stato vegetativo da due anni e i medici ci hanno detto che non ci sono speranze? Davide è come se non ci fosse più. Stiamo malissimo, non si può accettare una cosa del genere. La vita di un ragazzo di 20 anni che aveva un futuro davanti vale questo?"

Pensate che non sia stata fatta giustizia per Davide?

"Assolutamente no. Anzi, oltre il danno anche la beffa. Non sappiamo che motivazione possano dare per una sentenza del genere, dove alla mandante della spedizione punitiva sono state addirittura concesse le generiche. Siamo indignati. Parliamo di persone che non hanno mai mostrato un briciolo di pentimento, che dopo quello che hanno fatto a nostro figlio sono andati al bar a festeggiare. Davide era in una pozza di sangue, fermo a terra su un marciapiede e nessuno di loro si è avvicinato per soccorrerlo, nessuno che si sia fermato anche solo un secondo a pensare a cosa era successo. Non ci fermeremo, continueremo a lottare perché venga fatta giustizia per nostro figlio".

Avete il timore che questa sentenza possa avere delle ripercussioni sul processo di appello in corso a Catanzaro per Niccolò Passalacqua, l’esecutore materiale dell’agguato?

"Indubbiamente. Riqualificare il reato in lesioni gravissime significa dare credito alla tesi che Davide sia ridotto così per la caduta a terra e questo verrà usato anche dalla difesa di Passalacqua. Dopo quello che è successo a nostro figlio, ci aspettavamo una risposta dura da parte dello Stato e di chi lo rappresenta, ovvero i magistrati. Una risposta che non c’è stata e che ora abbiamo paura non ci sia nemmeno per la persona che materialmente ha ridotto Davide in fin di vita. Non sappiamo più cosa aspettarci, come se quello che è accaduto l’11 agosto di due anni fa non fosse già abbastanza. È tutto così ingiusto e doloroso".

Davide è in coma irreversibile da quel giorno.

"Il nostro angelo è vivo solo perché il suo cuore ha retto, altrimenti sarebbe morto quella sera perché era andato in arresto cardiaco. È fermo, in stato vegetativo, in un letto di ospedale senza possibilità di riprendersi. Quando lo guardiamo, ci chiediamo spesso ‘perché’, perché lui, perché nostro figlio. Ieri sera (mercoledì, ndr) c’è stata la parata del Bologna per la conquista della Champions e Davide sarebbe dovuto essere lì, in piazza Maggiore, a festeggiare con i suoi amici e suo fratello Alessandro. Ha sempre tifato Bologna. È un dolore immane, che non cambierà mai. Qualcosa che ci prende dentro il cuore e ci distrugge, ogni giorno".