MASSIMO VITALI
Cronaca

Thiago Motta, due anni da ricordare: ecco i motivi della rottura

Oltre seicento giorni insieme: la parabola del tecnico dei record che ha fatto l’impresa. Dalle scintille con la Curva agli scontri in estate (e a gennaio) sul mercato con i dirigenti

Il cammino di Thiago Motta col Bologna

Il cammino di Thiago Motta col Bologna

Bologna, 24 maggio 2024 – Seicentoventi giorni di vittorie (innumerevoli), cadute (isolate), parole in libertà (ancor meno delle cadute), rivoluzioni tattiche e culturali trasferite nello spogliatoio, feeling eccellente con i calciatori (con l’eccezione di Arnautovic), rapporti stranini coi tifosi e ancora più stranini, da un anno a questa parte, con l’area tecnica di Casteldebole, alias Giovanni Sartori e Marco Di Vaio, ignorati nell’ora dei saluti al pari dell’ad Fenucci.

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È il 12 settembre 2022 quando dopo una gestazione di una settimana il Bologna ufficializza il dopo Mihajlovic, annunciando l’arrivo di Motta. Il riassunto delle puntate precedenti è facile: a parte le stecche nei primi 360 minuti di campionato (1 punto in 4 partite) è un crescendo rossiniano di gioco convincente e vittorie, che in coda alla prima stagione porta al nono posto in campionato col gruzzolo record dei 54 punti e adesso ha portato i rossoblù a una storica qualificazione alla Champions League, con un bottino di punti che dipenderà dall’esito di stanotte.

Rapporti stranini coi tifosi, si diceva. Il peccato originale, probabilmente, è aver risposto a muso duro a una delegazione della curva che all’inizio della sua avventura, dopo un avvio stentato, si presentò a Casteldebole per un confronto non privo di asprezze. Da lì in poi Thiago ha sempre dovuto risalire la corrente, riconquistando faticosamente sul campo quella fiducia di colpo svanita oggi che il sospetto, più che fondato, è che l’inciucio con la Juve, o chi per essa, durasse da mesi.

Domanda: come ha fatto un allenatore che in campionato ha vinto quasi una partita su due (fin qui 31 su 69) a entrare in rotta di collisione con una parte del mondo di Casteldebole? Tutto parte da lontano. È il maggio 2023 quando Fenucci apre all’idea di rinnovo del contratto. Nel ritiro ecco l’annuncio: "Abbiamo pronta la proposta". Motta fa spallucce, preoccupato che gli facciano la squadra. A Valles fa le amichevoli senza esterni di ruolo e a inizio agosto, in Olanda, sbotta: "Oggi non siamo competitivi per la serie A". Poi l’Inter bussa alla porta di Arnautovic, da mesi ai ferri corti con l’allenatore che ai solisti estrosi come Marko preferisce i soldatini fedeli all’idea di collettivo, e la squadra viene rivoluzionata. Con acquisti azzeccati, è il pensiero di Thiago, ma figli di un evento non programmato.

Chiede maggiore centralità nelle scelte il tecnico, ma legittimamente il club ragiona in un altro modo: se vuoi contare di più allora legati con noi anche per il futuro. Gennaio è altra occasione di scontro: Thiago indica Amian e Telles Magno, Sartori gli porta in dote Castro, Odgaard e Ilic. Di chi è la colpa se un rapporto finisce? Nella vita quando si chiude una porta si apre un portone: amen. Nulla a che vedere con Amian.