FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Omicidio suicidio di via Marzabotto a Bologna, il figlio: "Avrei voluto fermare mio padre"

Buio sui motivi del gesto. L’erede distrutto: "Ci sentivamo più volte al giorno. Era depresso, ma si stava curando con professionisti"

La polizia sequestra le armi da caccia regolarmente detenute da Atos Ricini

La polizia sequestra le armi da caccia regolarmente detenute da Atos Ricini

Bologna, 25 luglio 2023 – "Uccido la nonna. Poi mi ucciderò anche io". Nient’altro. Non una parola di addio, non una spiegazione per una decisione e un gesto tanto tragici, non una richiesta di perdono.

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Atos Ricini, 72 anni, sabato scorso attorno all’ora di pranzo si è congedato dall’unico figlio con un semplice sms (non con una telefonata, come inizialmente appreso). "Se fosse stato al telefono, se ci fossimo potuti parlare a viva voce, magari qualcosa sarebbe potuto cambiare", riflette ora il figlio, per tramite del proprio avvocato Mattia Finarelli, che lo assisterà nell’affrontare le conseguenze burocratiche e giudiziarie che da prassi una tragedia di questo tipo porta con sé. Purtroppo però, parlare a voce con Atos è risultato impossibile. Il figlio ha fatto il possibile per contattarlo e poi, in preda alla disperazione, ha allertato immediatamente le forze dell’ordine. I poliziotti si sono precipitati nell’appartamento di via Marzabotto, ma era già troppo tardi. Sia Atos sia la sua anziana madre, Norma, di 94 anni, erano morti. Uccisi da uno dei fucili da caccia regolarmente detenuti dal rappresentante di macchinette del caffè in pensione, appassionato di caccia e tiro a volo.

Ricini era stato affetto da depressione, ma la malattia, già curata, era tornata a farsi sentire negli ultimi mesi. Perciò era in cura da uno psichiatra. "Ci sentivamo sette-otto volte al giorno", garantisce ancora al proprio legale il figlio: il quale, quarantenne, vive nel Riminese e non potendo stare fisicamente vicino al padre ogni giorno comunque faceva in modo di non lasciarlo mai solo. La nonna Norma, benché anziana, era lucida, anche se ultimamente dopo essere caduta in casa non era stata bene e perciò era andata a vivere con Atos. Tra i due ci sarebbe sempre stato un buon rapporto, senza attriti o motivi di rancore.

Ora, restano due terribili dubbi a logorare chi è rimasto: che Ricini avesse scoperto di essere afflitto da un male incurabile e perciò abbia deciso di farla finita; e che prima di rivolgere l’arma contro sé stesso abbia vegliato per più di 24 ore il corpo della madre. Quest’ultima ipotesi sorge dalle testimonianze di alcuni vicini che avrebbero raccontato di avere udito rumori compatibili con degli spari nella notte di venerdì. Solo l’autopsia, che verrà disposta a breve dalla Procura – il pm è Augusto Borghini – potrà fare luce su queste tristi circostanze.