Protesta dei migranti a Bologna: “Vogliamo i documenti”

Sit in davanti al centro di accoglienza in via Mattei per denunciare le condizioni di vita: “Ci serve aiuto, non possiamo vivere e lavorare. E’ come stare in prigione, Lepore venga qui per rendersi conto”

I migranti del Cas di via Mattei (foto Schicchi)

I migranti del Cas di via Mattei (foto Schicchi)

Bologna, 5 ottobre 2023 – In 800 stretti come sardine in una struttura che ne può contenere meno della metà. Fanno file di oltre un'ora per mangiare, alcuni hanno gli stessi vestiti di quando sono sbarcati in Italia. Vivono e dormono in tende da mesi, alcuni sei, sotto il sole e senza che ancora siano state prese loro le impronte. Non hanno documenti, e quindi non possono curarsi, spostarsi e soprattutto lavorare. È questa la fotografia quotidiana dei migranti ospitati nel Cas di Bologna, in via Mattei.

Questa mattina, grazie all'aiuto del coordinamento migranti, davanti alla struttura si è tenuta un'assemblea, per denunciare le condizioni di vita dei ragazzi che si trovano qui:

"È come stare in prigione - dicono dopo aver gridato 'libertè' - ma noi non abbiamo fatto niente di male". Le accuse sono contro la Prefettura e la Questura, accusate di lentezza nel prendere le impronte digitali e cominciare così il percorso per avere i documenti.

"La Prefettura perde tempo e fa discriminazioni tra chi arriva dall'Africa subsahariana - spiega il coordinamento migranti - e gli altri migranti ai quali le impronte vengono prese prima. Basta con i tavoli inutili, servono cose concrete. Il sindaco Lepore sta andando nei quartieri per contrastare il degrado, gli diciamo di venire qui e rendersi conto di cosa succede".

Samuel, ivoriano, si rivolge direttamente alla presidente Meloni: "Voglio dire alla presidente del Consiglio che noi siamo esseri umani, come gli altri, ma senza documenti non possiamo vivere e lavorare. Il governo italiano deve fare qualcosa, ci serve aiuto”.

Quasi nessuno di loro parla italiano, perché i corsi sono pochi e non tutti riescono a frequentarli. "I pocket money arrivano sempre ritardo - dice Mamadou, che viene dalla Guinea -, siamo senza soldi e ogni giorni qui ci dicono che dobbiamo stringerci, perché non c'è posto. Molti di noi hanno fatto la tratta mediterranea, tanti fratelli sono morti nel viaggio, io ho attraversato anche il deserto. Veniamo qui perché nei nostri Paesi c'è la guerra, non vogliamo creare problemi”.

Domenica l'assemblea si riunirà di nuovo per preparare il corteo dei migranti, contro i Cpr, già fissato per il 14 ottobre.