Siccità a Bologna, l’allarme dei coltivatori: "Nei campi ci mancano 30 giorni di pioggia"

Le precipitazioni dei giorni scorsi non cambiano un quadro preoccupante Le soluzioni: invasi per trattenere l’acqua piovana e produzioni resilienti

La siccità preoccupa gli agricoltori

La siccità preoccupa gli agricoltori

Bologna, 10 marzo 2023 – Le piogge dei giorni scorsi sembravano aver fatto germogliare nuove speranze. Ma le precipitazioni registrate non sono ancora sufficienti per allentare la morsa della siccità. Un fenomeno che, negli ultimi anni, sembra essere diventato sempre più ‘norma’ che eccezione: la prospettiva, infatti, è ancora oggi quella di un’annata agraria non priva di ostacoli, ma dove gli agricoltori – visti i precedenti trascorsi – arriveranno senz’altro più preparati.

"Stiamo portando avanti un attento lavoro di divulgazione su quelle che sono le tecniche di adattamento per avere un’agricoltura più resiliente e per valutare colture meno idro esigenti – spiega Alberto Notari, presidente di Cia Emilia Centro –. Ci troviamo a pagare lo scotto dell’anno siccitoso già trascorso: rispetto a una stagione ordinaria, mancherebbero una trentina di giornate di pioggia per rimpolpare le falde".

Non solo. "La programmazione delle irrigazioni, analizzata insieme ai consorzi e le associazioni, è un aspetto su cui stiamo ragionando in modo costante per una miglior gestione di questa preziosa risorsa. Abbiamo visto meravigliose immagini legate alla tracimazione della diga di Ridracoli e fortunatamente qualche precipitazione è arrivata anche sul nostro territorio. Seppur queste piogge a macchia di leopardo possono verificarsi sì come un aiuto per le colture in essere al momento, già da aprile si inizierà ad avere bisogno di portate d’acqua superiori – continua Notari – così come bisogna sperare, infatti, che anche le nevi sui crinali si sciolgano lentamente per rimpinguare la falda. I progetti di invasi a lungo termine saranno fondamentali, ma se ci troviamo di fronte a un anno peggiore del passato avremo bisogno di risposte nell’immediato".

Pur contando su una maggiore presenza di acqua superficiale rispetto ai territori di Lombardia, Piemonte e Veneto, l’Emilia-Romagna mostra infatti la sua fragilità idrica.

E le falde acquifere sotterranee restano in sofferenza (Bologna -47%), così come rilevato dall’Osservatorio Falde Cer-Anbi. "Sappiamo bene come l’acqua sia un elemento fondamentale, soprattutto per l’agricoltura tipica bolognese, che spazia dalle patate alle cipolle fino alle barbabietole – afferma Davide Venturi, vicepresidente di Confagricoltura Bologna –. I fattori metereologici della settimana scorsa non risolvono la situazione, ma almeno ci hanno fatto tirare un sospiro di sollievo: è un evento fortunato che ci agevola. Dobbiamo però prepararci a un vero e proprio cambiamento del clima e delle precipitazioni e, allo stesso tempo, a mantenere più acqua quando arriva, attraverso bacini e invasi".

A seconda di come e quando avvengono le precipitazioni "ora a essere raccolto è l’11%: vorremmo arrivare almeno al 50%, anche grazie al Pnrr. Il tema degli invasi è infatti molto cavalcato e bisognerà accelerare l’evoluzione di questo strumento: sul territorio di Bologna sarà fondamentale la funzione dell’invaso a Castel San Pietro – aggiunge Valentina Borghi, presidente di Coldiretti Bologna –. Le piogge degli scorsi giorni hanno sicuramente dato ristoro a chi doveva seminare, ma a preoccuparci sono gli stati degli invasi alpini che, al contrario, sono piuttosto scarichi: quelli dovrebbero essere i ‘polmoni’ dell’estate. Continueremo a ragionare con gli agricoltori: ora c’è molta più consapevolezza".

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