Il sistema dell’elemosina: davanti ai supermercati, in ospedali e stazioni. La mappa del disagio a Bologna

Materassi sotto i portici, cartoni sotto i portoni e baracche lungo il Reno. Il racket dell’accattonaggio parte alla mattina, con veri e propri ’turni’. Non solo mendicanti, ma anche facchini e parcheggiatori abusivi

Bologna, 30 marzo 2024 – Di notte, stesi sui materassi buttati sotto ai portici di via Indipendenza. O avvolti in sacchi a pelo e vecchie coperte sistemati vicino ai portoni di piazza dei Martiri o in viale Masini o al riparo nelle baracche più volte sgomberate (e ricostruite) lungo il Reno e ai Prati di Caprara. Quando spunta il sole, poi, già dalle otto, davanti agli ingressi dei supermercati, nei pressi della stazione e davanti agli ospedali, a chiedere l’elemosina. L’esistenza degli ultimi è una fotografia che Bologna ha visto e rivisto.

Dietro il cantiere del tram, in via Saffi, ci sono diverse baracche e tanto degrado. Ma sacchi a pelo, pezzi di cartone e materassi si possono trovare ovunque: da viale Masini a via Indipendenza
Dietro il cantiere del tram, in via Saffi, ci sono diverse baracche e tanto degrado. Ma sacchi a pelo, pezzi di cartone e materassi si possono trovare ovunque: da viale Masini a via Indipendenza

E che ha anche tentato di studiare a fondo, anche attraverso le indagini delle forze dell’ordine che, di volta in volta, hanno cercato di cristallizzare, dietro queste situazioni di disagio sociale, l’esistenza di un sistema di sfruttamento, di un vero e proprio racket dell’accattonaggio. Alla stazione centrale, ad esempio, seppure in numero molto limitato rispetto al passato, anche perché allontanati dalla Polfer attraverso lo strumento del Daspo urbano, i facchini abusivi sono ancora presenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di intere famiglie rom, che si dividono i compiti in base a una gestione gerarchica del ‘lavoro’: da un lato le donne, che chiedono l’elemosina; dall’altro gli uomini, che prestano la loro ‘assistenza’ ai viaggiatori, chiedendo soldi per trasportare i bagagli o semplicemente appostandosi vicino alle macchine per l’erogazione dei biglietti.

Una situazione analoga a quella che si presenta, periodicamente, nei pressi dell’ospedale Maggiore, dove più volte il problema dei parcheggiatori abusivi è finito all’onore delle cronache.

L’obiettivo, su cui in più circostanze si è concentrato il lavoro degli investigatori bolognesi, non si è concretizzato solo nella repressione dei fenomeni di accattonaggio molesto e dei borseggi; ma anche cercare di capire la realtà che c’è dietro queste esistenze ai margini. Se, come verificato in caso di alcuni nuclei nomadi, i proventi dell’elemosina a fine serata confluiscano in un ‘fondo famigliare’. O se invece, come messo in luce anche ieri dall’indagine della Dda e della Squadra mobile, dietro a tante di quelle mani tese ci sia una rete di sfruttamento e violenza.

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