La strage di Bologna “fu un atto politico eversivo dei Nar per destabilizzare lo Stato”

Le motivazioni della conferma all’ergastolo per l’ex Nar Gilberto Cavallini: Gelli finanziò e attuò l'attentato “anche se mancano prove di passaggi diretti di denaro”

La strage alla stazione di Bologna e Gilberto Cavallini

La strage alla stazione di Bologna e Gilberto Cavallini

Bologna, 9 febbraio 2024 – La strage di Bologna non fu spontaneismo armato, ma venne causata da un gruppo di terroristi di destra con un obiettivo politico ben definito: “L'annientamento radicale del sistema borghese, portato avanti con una serie di attentati finalizzati a destabilizzare l'ordine democratico. Non vi è quindi dubbio, per le modalità (para)militari con cui agivano e le dotazioni di eguale natura che si erano procurati, che il fine che muoveva i Nar era di tipo strettamente politico eversivo e aveva come mira le strutture dello Stato democratico e la radicale distruzione della società”.

Così i giudici della Corte d’assise d’appello che hanno confermato la condanna all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 all’ex Nar Gilberto Cavallini motivano la sentenza emessa lo scorso settembre e specialmente la decisione di riqualificare il reato contestato all’imputato da strage comune a strage politica. Richiesta che era peraltro stata formulata nei motivi d’appello dalla Procura. “La strage di Bologna scosse fortemente lo Stato italiano e il suo ordine democratico, trattandosi del fatto di terrorismo più grave mai verificatosi nel Paese –, scrive la Corte –. In questa vicenda si sono mossi in modo deviato, calunnioso e in spregio ai valori e alle istituzioni democratiche anche pubblici ufficiali che perseguivano proprie autonome strategie politiche, al di fuori di qualsiasi lecita investitura politico-istituzionale”.

"Ancorché manchino prove di passaggi diretti relativi alla datazione di somme di denaro a chi fu esecutore della strage – proseguono i giudici –, in base alla documentazione acquisita ed agli accertamenti che è stato possibile fare, può ritenersi che il Gelli, tramite i Servizi da lui dipendenti e che a lui rispondevano, finanziò e attuò la strage, servendosi come esecutori di esponenti della destra eversiva (Nar, esponenti di Tp e per quanto da ultimo accertato dalla Corte d'Assise di Bologna, anche Avanguardia Nazionale)". Tutto questo, sottolineano i giudici, "trovando terreno fertile in quei 'ragazzini' che in quella fase avevano il convergente interesse, nella loro prospettiva ideologizzata, a 'disintegrare' in radice le basi dello Stato democratico, innestandosi in tale intento anche rapporti di tipo economico". A maggior ragione, quindi, "va riconosciuta la ricorrenza della matrice politica della strage e quindi conseguentemente la ricorrenza del reato, così come contestato".

Infine, conclude la Corte, "il solo pensare che una tale strage sia stata commessa per soli fini 'privati' è giudizio in radice privo di alcun senso, anzi sul punto non possono che riprendersi le parole dello stesso Cavallini nell'udienza del 30 gennaio 2019: ‘Le stragi in genere avvengono per mano di persone che sanno quello che fanno e hanno un buon preciso scopo e un obiettivo’”.

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