Suviana, l’esperto esplosivista: "Forse un combustibile ha fatto da innesco, presto per fare ipotesi"

L’ingegner Bardazza, super perito nei processi dei disastri di Linate e Viareggio "Fondamentale un’ispezione dei luoghi. Ogni dettaglio può essere utile"

L’ingegner Massimo Bardazza

L’ingegner Massimo Bardazza

Bologna, 13 aprile 2024 - Nella sua carriera, Massimo Bardazza, ingegnere chimico, si è occupato di oltre mille incendi ed esplosioni. Super perito nei disastri di Linate e di Viareggio, tra gli altri, e più di recente in città del ristorante Zuma di via Fossalta, svela come si potrebbe procedere in un caso come quello del disastro della centrale idroelettrica di Bargi.

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Ingegnere, si è chiesto cosa può essere successo?

"Non è possibile farsi delle idee prima di mettere in fila le circostanze e raccogliere elementi sul posto. Noi tecnici dobbiamo però metterci d’accordo sui termini da usare. Per esempio, scoppio ed esplosione sono cose diverse. Lo scoppio è una rottura, con pressione verso l’esterno , l’esplosione invece coinvolge una sostanza infiammabile o combustibile che innesca una fiammata. Ecco, una turbina ha dentro l’acqua e al massimo scoppia, non esplode. Non è impossibile, ma quantomeno improbabile. Può rompersi, se c’è un guasto o qualcosa la blocca dall’interno. Che dopo lo scoppio segua un’esplosione invece può capitare, se ci sono prodotti combustibili lì vicino. Dubito infatti ce ne fossero di infiammabili accanto al macchinario, se non per un caso sfortunato. Più probabile ce ne fossero di combustibili, per esempio oli lubrificanti, e che abbiano portato all’esplosione".

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Come procederebbe, se fosse uno dei consulenti della Procura?

"La primissima cosa da fare sarebbe sentire le aziende, per capire bene i ruoli di ogni lavoratore coinvolto. Cosa facevano lì, e con che competenze? Chi c’era per conto di Enel? Chi soprintendeva le attività? Ci sono norme ben precise sulle figure professionali che devono coordinare queste attività. In questo possono aiutare i racconti dei superstiti. Ecco, il secondo passaggio sarebbe proprio quello: ascoltare le loro testimonianze insieme con l’autorità giudiziaria. Perché già dalle loro risposte un tecnico può farsi idee più precise sull’accaduto. Io partirei da lì. Sempre con mente libera da pregiudizi e con grande umiltà: anche il racconto apparentemente più insignificante può fare la differenza. Così come le eventuali contraddizioni dei testimoni, che spesso rivelano semplicemente i loro punti di vista diversi rispetto all’accaduto, magari legati alle loro posizioni al momento dell’evento. Tutti elementi utili".

Poi?

"Lo scenario pare particolarmente complesso, c’è l’acqua, è sottoterra. Se dovessi fare un sopralluogo, mi guarderei attorno con calma e senza toccare nulla, per non alterare lo scenario. Poi da lì, valuterei il da farsi, informando il pm".

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