L’Unibo detta le regole contro i ‘leoni da tastiera’: ecco il nuovo codice etico per il personale

Il rettore Giovanni Molari ha diramato la bozza: sono 30 i giorni di tempo entro cui è possibile inviare proposte per integrare o sistemare il testo

Bologna, 2 dicembre 2023 – Il codice etico dell’Università si aggiorna e mette al bando i cosiddetti ‘leoni da tastiera’. E per adeguarsi al mondo (e alle norme) che cambia, inserisce un tema che mancava, ma che non si può più ormai trascurare: quello della ‘netiquette’. Ossia, il comportamento da tenere online e in particolare sui social network. 

Così, è stata diramata formalmente dal rettore Giovanni Molari la bozza del nuovo codice etico dell’Alma Mater a tutto il personale dell’università, che ora ha 30 giorni di tempo per inviare proposte per integrare o risistemare il testo. Poi, una volta risistemato, a febbraio verrà sottoposto al parere ‘tecnico’ del Nucleo di valutazione (l’organo di ateneo che si occupa della valutazione delle attività didattiche, di ricerca e amministrative) e infine del Consiglio di amministrazione, per l’approvazione e la definitiva entrata in vigore. 

Il Magnifico Rettore dell'Alma Mater Studiorum, Giovanni Molari
Il Magnifico Rettore dell'Alma Mater Studiorum, Giovanni Molari

Le regole etiche da osservare sui social

Ma cosa prevederà, almeno stando a quanto emerge da questa prima bozza, il nuovo Codice etico riguardo i social? In particolare, i dipendenti dell’Unibo sono chiamati a non ledere l'immagine dell'Ateneo sulle diverse piattaforme informatiche. C’è poi una sezione dedicata al corretto utilizzo delle tecnologie informatiche, dei mezzi di informazione e dei social media. In base alla nuova policy che riguarda proprio i social, l'Alma Mater impone ai propri di dipendenti di utilizzare “ogni cautela”, anche sugli account personali, “affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente all'amministrazione. Fatti salvi la libertà di espressione e il diritto di critica, il dipendente si astiene da interventi o commenti che possano nuocere al prestigio, al decoro o all'immagine dell'Ateneo o della pubblica amministrazione in generale. Resta fermo il diritto di ciascuno di rappresentare nelle sedi competenti, compresa la segnalazione alle organizzazioni

sindacali, situazioni, fatti o atti ritenuti lesivi dei propri diritti”. 

Inoltre, il personale è da ritenersi “pienamente responsabile dei contenuti che pubblica sul  proprio account e si deve esprimere con rispetto nei confronti di tutti gli utenti – prosegue la proposta di modifica del Codice etico – e non deve divulgare o diffondere informazioni riservate su colleghi o terze persone acquisite nell'esercizio delle proprie funzioni o di cui abbia la disponibilità per ragioni di servizio, decisioni da assumere o provvedimenti relativi a procedimenti in corso o conclusi, salvo che non siano stati resi pubblici dall'Ateneo, progetti, corrispondenza interna, informazioni e documenti riservati o comunque non ancora resi pubblici”.

Secondo il nuovo Codice etico infine il dipendente “non utilizza il marchio e i segni distintivi dell'Università e non pubblica commenti o immagini lesive della dignità delle persone o che abbiano contenuti discriminatori. Qualora dal proprio account personale si evinca l'appartenenza all'Ateneo, il dipendente, nel pubblicare opinioni, giudizi o commenti su fatti, cose o persone, precisa che si esprime a titolo personale”. Anche per posta elettronica e strumenti di comunicazione affini “è vietato l'invio di messaggi che siano oltraggiosi, discriminatori o che possano essere in qualunque modo fonte di responsabilità dell'amministrazione”. Lo stesso richiamo alla correttezza e al rispetto viene fatto anche per quanto riguarda l'utilizzo degli account istituzionali. 

Insomma, in generale, i componenti della comunità accademica sono chiamati a utilizzare gli strumenti informatici, social in primis, “in modo corretto e nel rispetto dell'Istituzione e della riservatezza delle persone, evitando di diffondere informazioni, testi o immagini che possano nuocere a nome e prestigio dell'Università. I componenti della comunità universitaria, anche al fine di non diffondere notizie parziali o scorrette, verificano preventivamente correttezza e completezza di quanto comunicato”. 

Non solo social network

Non solo di social network si discute nella bozza, però. La quale comprende anche un richiamo alla “logica del contenimento dei costi" nello svolgimento delle attività, in modo però da “non pregiudicare la qualità dei risultati dell'azione amministrativa”. C'è poi una norma sul conflitto d’interessi. “Il dipendente non assume incarichi di patrocinio e di assistenza legale, anche per interposta persona o partecipando ad associazioni o società di professionisti, nelle  controversie giudiziarie avverso l'Ateneo o avverso gli enti controllati dall'Ateneo, o di incarichi in qualità di consulente tecnico in contenziosi nei quali è controparte l'Ateneo o gli enti controllati”.

Sono vietati anche "incarichi assunti in contrasto con la disciplina sull'utilizzo del marchio o dei segni distintivi dell'Ateneo, che arrechino danno all'immagine dell'Ateneo, in contrasto con i fini istituzionali o per i quali esistano ragioni ostative di opportunità”.