La Specola fra passato e futuro: più visite dopo i lavori

Nel nostro podcast di oggi viaggio alla scoperta della storica torre nel cuore della cittadella universitaria con il presidente del sistema museale di Ateneo Roberto Balzani

L’esterno della torre della Specola (Università di Bologna/Margherita Caprilli)

L’esterno della torre della Specola (Università di Bologna/Margherita Caprilli)

Bologna, 21 febbraio 2024 – C’é un’altra torre, nello skyline cittadino, in ’cura’ per poi essere restituita alla città. È la Specola, gioiello della cittadella universitaria chiusa da inizio mese al pubblico per lavori di consolidamento che significheranno anche l’addio ai ponteggi dopo anni e un riallestimento del Museo astronomico.

A raccontarci questa torre fra passato e futuro– nella puntata di oggi del podcast il Resto di Bologna – è Roberto Balzani, presidente del Sistema Museale di Ateneo. "La Specola– spiega il professore – è l’ultima delle torri storiche della città perché fu edificata fra il 1712 e il 1726.

Si scelse di collocarla lì perché l’Istituto delle Scienze voluto da Luigi Ferdinando Marsili rappresentava il cuore della scienza sperimentale dell’università, distante dal ’centro’ che era l’Archiginnasio.

Era quello che oggi chiameremmo un centro di ricerca, importante per l’astronomia di tipo planetario, ma anche per gli aspetti legati alla meteorologia, alla definizione dei meridiani, dei paralleli, dei movimenti della terra.

La Specola fu subito un centro pregiato per gli orologi, i telescopi, le sfere armillari che costituiscono ancora alcuni dei vanti del nostro museo".

Roberto Balzani
Roberto Balzani

Quali studi vi si effettuavano?

"L’astronomo Eustachio Manfredi fu il primo a occuparsi in modo sistematico dell’osservatorio, dalla redazione dei calendari, alla cartografia. Ci sono ancora le tracce in epoca napoleonica di un esperimento per dimostrare la rotazione terrestre con un filo a piombo. Fu quella una stagione eroica della Specola, uno dei primi musei aperti al pubblico: abbiamo infatti trovato documenti del periodo subito dopo Waterloo che lo attestano. I visitatori settecenteschi si recavano in questa parte della città per avere questo impatto con il futuro allora rappresentato da Palazzo Poggi".

Poi cosa successe?

"La Specola diventò luogo storico di documentazione intorno alla metà dell’800, ma recuperò un valore operativo con il grande astronomo Guido Horn D’Arturo , che sarà poi perseguitato dalle leggi razziali, che riesce a fare esperimenti sullo specchio a tasselli: un’operazione anticipatrice che rappresenta un pregio straordinario della nostra Specola".

Venendo all’oggi, sono partiti i lavori.

"La Specola è circondata da ponteggi dai terremoti dei primi anni dieci. Oggi si è finalmente riusciti a mettere insieme le risorse per recuperare le parti lapidee ammalorate, per il restauro delle murature. Bisognerà inserire dei tiranti d’acciaio che consentano poi lo smontaggio del ponteggio. L’occasione di restituire la Specola allo skyline di Bologna è stata colta per un riallestimento di una parte del museo sviluppata dal dipartimento di Fisica con fondi Pnrr. L’intento è di riaprire lo spazio entro l’anno".

Come andavano le visite prima della chiusura?

"Si saliva ovviamente con dei limiti, visti i tempi di salita e discesa, ma negli ultimi anni c’è stato un significativo incremento di visitatori, arrivati fino a 6mila. Ci proponiamo di intensificare queste visite che hanno sempre riscosso un grande successo". Una valorizzazione di un patrimonio, quello della Specola (mentre sono ancora in corso i lavori che interessano l’Orto botanico, ndr ) che si inserisce tra l’altro in un quadro nazionale in cui le università investono nei loro patrimoni: anche a Firenze, ad esempio, proprio in questi giorni viene inaugurato il museo della Specola.

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