Crac Banca Cis, l’ex pilota leader dei correntisti: "Rimborsi tra 10 anni? Inaccettabile"

Spostati tra 2032 e 2042, appello al governo di San Marino: concordiamo una restituzione in tempi più contenuti

Thomas Biagi, 47 anni, è tornato in pista a Monza dopo sei anni di stop

Thomas Biagi, 47 anni, è tornato in pista a Monza dopo sei anni di stop

Bologna, 19 gennaio 2024 – “Siamo un gruppo di persone pacifiche e democratiche, ma molto determinate. Chiediamo allo Stato di San Marino di aprire un dialogo con noi. Siamo consapevoli di non poter ottenere subito tutti i nostri risparmi, però non possiamo accettare che ci vengano restituiti fra dieci anni o anche di più. Chiediamo una restituzione, pur dilazionata, che parta in tempi ragionevoli". Thomas Biagi, 47 anni, nato e vissuto a Bologna fino al 2014 quando si è trasferito a San Marino, è abituato a lottare.

Pilota automobilistico e titolare di una società di marketing legata al mondo delle corse, nella sua vita ha affrontato tante sfide in pista, ma ora deve affrontarne una ben più insidiosa. Biagi non è solo, con lui ci sono centinaia di persone e tutte sono determinate ad avere giustizia. Sono gli ex correntisti della Banca Cis di San Marino, fallita nel 2019, poi diventata Bns e ora Società gestione degli attivi (Sga). Il crac ha causato un buco enorme, da oltre 140 milioni di euro, gettando nella disperazione più di 400 correntisti.

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Si tratta di famiglie sparse in Emilia Romagna e nel resto d’Italia che hanno visto andare in fumo i loro risparmi, aziende e fondi pensione. Biagi è il promotore del ’Comitato correntisti sammarinesi’, che raccoglie cento famiglie e che da tempo si batte per aprire un tavolo con lo Stato di San Marino. Nel frattempo, lui e altri 39 correntisti, assistititi dall’avvocato Stefano Pagliai, hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, superando il primo vaglio di ammissibilità. Una buona notizia, cui fa da contraltare l’atteggiamento dello Stato del Titano. Un atteggiamento che ha il sapore della beffa. Infatti proprio quando sembrava che i soldi dovessero essere restituiti, nel luglio 2022, il governo ha ’congelato’ tutto per almeno 10 anni, lasciando i correntisti con un pugno di mosche in mano.

"Il giorno in cui mi sono presentato in banca – racconta Biagi – mi è stato comunicato che la Repubblica di San Marino con una legge ad hoc aveva spostato di 10 o 15 anni i rimborsi".

L’accaduto ha davvero del paradossale. Riavvolgiamo il nastro: subito dopo il fallimento sono stati rimborsati i titolari di conti correnti inferiori ai 100mila euro. Gli altri hanno ricevuto ’solo’ 50mila euro, poi sono stati suddivisi in tre classi: risparmi da 100 a 300mila euro, da 300mila a un milione, sopra il milione. Lo Stato ha poi deciso di convertire le somme in obbligazioni di Bns, con tre scadenze diverse: i primi da rimborsare nel 2022, i secondi nel 2024, gli ultimi nel 2026. Ma il 22 luglio 2022, il giorno fissato per la prima restituzione, ecco l’amara sorpresa: il governo ha convertito i bond Bns in titoli di Stato di San Marino, allungando contemporaneamente le scadenze: dal 2022 al 2032; dal 2024 al 2037; dal 2026 al 2042. Insomma, serviranno da 10 a 16 anni in più per riavere i soldi. Un tempo infinito, che per alcuni correntisti, già anziani, significherebbe non rivederli mai più. "Peraltro i titoli di Stato offrono un rendimento dell’1% – spiega Biagi –. Vuol dire dimezzare il valore dei risparmi". Quello che il comitato vuole, appunto, è che lo Stato apra un dialogo. Il ministro delle Finanze Marco Gatti, dopo l’iniziale disponibilità, ha smesso di rispondere alle lettere.

"Siamo democratici e pacifici – ripete Biagi –, ma determinati. Chiediamo un tavolo per concordare una restituzione, ovviamente dilazionata, ma che abbia tempi ben più contenuti di quelli previsti. Poi chiediamo che i rendimenti siano almeno del 4-5% e che le somme già incassate da Sga siano liquidate, nella maggior parte, a vantaggio degli ex correntisti. Insomma, chiediamo che lo Stato parli con noi". Proprio quello che invita a fare anche a Cedu. La Corte europea, infatti, ha ritenuto ammissibile il ricorso chiedendo lumi al governo sui criteri con cui ha dilazionato i pagamenti ma, soprattutto, invitando le parti a trovare un accordo entro il 6 marzo. Altrimenti partirà la fase del contenzioso. Quest’anno, fra maggio e giugno, a San Marino si voterà. I correntisti non chiedono la luna, vogliono solo poter guardare al futuro con un minimo di ottimismo.

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