La rivoluzione nel cibo a Bologna, il settore agroalimentare tra sostenibilità e business

L’incontro organizzato dalla Fondazione Yunus Italia nella sede di Emil Banca Bologna conta 10.500 imprese che impiegano 23.200 persone

L’incontro organizzato dalla Fondazione Yunus Italia nella sede di Emil Banca Bologna

L’incontro organizzato dalla Fondazione Yunus Italia nella sede di Emil Banca Bologna

Bologna, 13 gennaio 2024 – Bologna è sempre più la capitale del buon cibo. È questa la fotografia che emerge dall’incontro ‘Il cibo che cambia, agroalimentare in trasformazione’ organizzato dalla Fondazione Yunus Italia, che andrà in onda il 19 gennaio alle 21.30 su Trc Bologna, canale 15. Al dibattito, moderato dal giornalista Lorenzo Benassi Roversi, hanno partecipato il presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari, il presidente di Coprob Italia Zuccheri, Claudio Gallerani.

A portare il punto di vista di Bruxelles è stato l’europarlamentare Paolo De Castro mentre un’attenta analisi della situazione bolognese l’ha fornita la giornalista del Carlino, Rosalba Carbutti. A livello italiano l’agroalimentare pesa per il 4% al Pil e dà lavoro a 1,2 milioni di persone. L’export dei prodotti Made In Italy, record mondiale per prodotti Dop e Igp, è pari a 60 miliardi di euro e nel 2022 ha segnato una crescita del +14% su anno.

E Bologna è assoluta protagonista del settore. In base ai dati raccolti dalla Camera di Commercio, in città nel food operano 10.500 imprese che impiegano 23.200 persone. Anche l‘export delle prelibatezze emiliano romagnole ha raggiunto nei primi 9 mesi del 2023 quota 2,1 miliardi di euro, in progresso dell’8,3% rispetto al 2022, pari al 13,7% del totale. Il fatturato del comparto ha segnato un +5,8% a fronte di una flessione dello 0,4% della manifattura.

Dati che hanno ben rappresentano la vivacità dell’economia regionale, pur segnata profondamente dell’alluvione. "Per noi in Emilia-Romagna è stato fortemente condizionato da questi eventi tragici – fa notare l’eurodeputato Paolo De Castro – ma la capacità del settore agroalimentare italiano è veramente forte". Sono tante, però, le sfide da affrontare: si va della "copie" dei prodotti Italian sounding, che verranno in parte limitati dalle nuove norme europee su Dop e Igp, alle difficoltà nella produzione. Tutti aspetti che le big bolognesi, come Granarolo e Coprob Italia Zuccheri, conoscono da vicino.

«Granarolo ha una grande attenzione alla sostenibilità - spiega il presidente Calzolari - . Per i nostri agricoltori i cambiamenti climatici fanno davvero la differenza" e l’azienda sta cercando attraverso tecniche all’avanguardia "di ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti entro il 2023", anche attraverso la creazione di biometano. Trend condiviso anche da Coprob Italia Zuccheri, che punta entro il 2030 all’autonomia energetica grazie alla produzione di biometano dalle barbabietole e impianti fotovoltaici. Agricoltura e allevamento, in scala differente, possono anche essere oggetto di social business, spiega il professor Giuseppe Torluccio, vicepresidente Fondazione Yunus, che ricorda come in alcuni paesi dell’Appennino operino imprese sociali, fondate anche da migranti, che contribuiscono a tenere vivo il territorio.

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