Comunali Marzabotto, Libera: “Candidata civica legata a 'ndrangheta”. La replica di Carbonaro: “Denuncio chi infanga mio nome”

L’associazione antimafia contro Maria Francesca Carbonaro che risulta essere nipote dello storico boss della 'ndrangheta Antonio Cordì. Anche il marito è condannato per usura

Maria Francesca Carbonaro

Maria Francesca Carbonaro

Bologna, 7 maggio 2024 – Bufera su Maria Francesca Carbonaro, candidata civica per Marzabotto, ma che è già stata consigliera comunale di centrodestra.

Libera Bologna lancia l'allarme in vista delle elezioni comunali a Marzabotto, nel bolognese, segnalando "una preoccupante situazione riguardante la candidata sindaca della lista Marzabotto Civica, Maria Francesca Carbonaro", già Carbonaro, scrive infatti l'associazione antimafia citando le carte del processo contro la 'ndrangheta 'Shark', "risulta essere la 'nipote diretta (figlia di una sorella) dello storico boss della 'ndrangheta Antonio Cordì, detto 'u ragioneri (il ragioniere)', condannato all'ergastolo e arrestato da latitante a fine anni '90".

Libera precisa anche di "credere fortemente che le responsabilità e le azioni di zii, mariti e padri non debbano ricadere su nipoti, mogli e figli", aggiungendo tuttavia che "rimane il dubbio sull'opportunità che diventi sindaca di Marzabotto una persona che ha legami familiari con soggetti la cui storia pare non priva di opacità, opacità che potrebbe sfociare nella contiguità con il pericoloso e storico clan di 'ndrangheta dei Cordì". 

La replica di Carbonaro: “Chi infanga il mio nome e la mia reputazione subito denunciato”

Ma Carbonaro ha replicato duramente alla questione: “Quando la paura di perdere le prossime elezioni accieca la mente e non resta che giocare sporco nel tentativo, vano, di infangare l’avversario”, si legge in un suo comunicato. “È quanto sta succedendo in queste ore a Marzabotto dove si parla di fuga di notizie, dopo 15 anni, e si paventa uno scoop, avvalorandolo con dicerie, post Facebook e articoli di giornale che riportano frammenti di indagini: non notizie, ma illazioni non suffragate da alcuna prova, ragion per cui contro coloro che le hanno diffuse si procederà oggi stesso a una denuncia per diffamazione aggravata”.

“L’articolo di un quotidiano pubblicato oggi è sicuramente di forte impatto [...], ma chi può dire, tra i candidati a sindaco e consiglieri a Marzabotto, di non avere mai avuto denunce o peggio condanne penali? Io sì, posso affermare a testa alta che la mia fedina penale è pulita”, continua Carbonaro.

"Da quindici anni sono cittadina di Marzabotto e non finirò mai di ringraziare i marzabottesi per avermi ospitata, senza chiedermi nulla, fedeli al principio secondo cui: ‘Se incontri un viandante non chiedere da dove viene: chiedi dove andrà’”.

Il marito Maiorana condannato per usura

Carbonaro, dice anche Libera, "ha specificato che si tratta soltanto di un prozio", ma i suoi "legami familiari preoccupanti toccano anche il marito Franco Maiorana, coinvolto nella stessa indagine 'Shark' contro la cosca dei Cordì con la contestazione del reato di usura, ipotesi confermata in primo e secondo grado con la condanna a due anni di reclusione, con i giudici che nella sentenza di appello rilevano i “buoni rapporti con i Cordì di Maiorana".

Ma Carbonaro replica così nel suo comunicato: “Certo a volte bisogna aspettare un po’ per dimostrare la propria estraneità ai fatti, cosa successa a mio marito nel 2012, e forse non basta una vita di correttezza morale e professionale a dimostrarlo, come è successo a me nata nel 1981 e laureata in giurisprudenza a Bologna l’8 di ottobre 2003”.

E conclude: “Mi rendo conto che sicuramente non basterà una vita per lavare via il gesto di chi ha gratuitamente infangato e oggi perpetra ai miei danni, e ai danni della mia famiglia, una ingiustizia abnorme, non comprendendo come una parentela lontana non mi abbia mai influenzata e non abbia di certo cambiato la mia correttezza di vita e la mia dignità, anzi. Parlano i fatti non le parole e per fortuna parlano le carte di un tribunale, che invito tutti a verificare”.

Coinvolto anche il padre Luciano Carbonaro

Oltre a questo, insiste l'associazione, "le relazioni pericolose che riguardano la famiglia della candidata toccano anche il padre Luciano Carbonaro per le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia nelle carte dell'indagine 'Euroscuola' del 2017". Questo collaboratore "racconta di dialoghi tra Luciano Carbonaro (comunque non indagato né imputato), la famiglia Maiorana e il clan dei Cordì in merito ad affari legati alla costruzione di scuole e a candidati da far eleggere alle elezioni amministrative di metà degli anni 2000 in Calabria".

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