Pombeni e il dopo Bonaccini: "Il Pd pensi alla squadra o rischia"

Il politologo: "Se inizierà a dare contentini a correnti e coalizione, la Regione diventerà contendibile. Il governatore in Europa? Nessun contraccolpo, lasciare prima l’Emilia-Romagna non è un dramma"

Il politologo Paolo Pombeni

Il politologo Paolo Pombeni

"Stefano Bonaccini non abbandona la nave che affonda. Che cosa potranno mai cambiare quattro o cinque mesi in più al timone dell’Emilia-Romagna?". Parola di Paolo Pombeni, storico, politologo e direttore della rivista ’il Mulino’.

Professore, se Bonaccini confermerà la sua corsa in Ue da capolista dovrà lasciare prima la Regione: sarà un problema per gli elettori?

"Attaccarlo come fa il centrodestra per questo è il solito modo sguaiato di fare politica: ci si attacca a tutto per fare polemica. Credo che il vero nodo per il Pd sia trovare un candidato all’altezza dopo Bonaccini".

Alcuni dem vicini a Bonaccini temono che con lui in Ue, Elly Schlein avrà campo libero alle Regionali.

"Dubito che Schlein possa decidere da sola il candidato o la candidata in Emilia-Romagna. Lei qui non ha radicamento, né capacità di mobilitazione saltando il partito. E il Pd in Emilia-Romagna mi pare molto più in mano a uomini di Bonaccini".

Senza Bonaccini, l’Emilia-Romagna diventa contendibile?

"Tutto è contendibile di questi tempi. Un elettorato fidelizzato non esiste. Il problema del centrodestra è che per partire all’assalto di questa amministrazione che, nel bene e nel male, ha una storia, un radicamento e una bella rete di consensi, dovrebbe trovare tante persone che chiedono un ricambio politico".

Per il centrodestra meglio un civico o un nome politico?

"Se la richiesta di ricambio è alta, anche un nome molto di parte potrebbe avere chance. Ma non mi pare questo il caso...".

Il Pd, invece, come deve portare avanti il post Bonaccini?

"Va scelto un candidato che dia garanzie di avere una sua esperienza, forte. Un nome che sappia fare squadra perché la politica non si fa con i capi. Può anche pensare a qualcuno non necessariamente al suo interno, ma non vedo schiere di papabili con queste caratteristiche".

Meglio un civico che un nome della giunta Bonaccini?

"Non è questo che conta. Ma serve un uomo e una donna per tempi difficili. Con una squadra al suo fianco che sia all’altezza. Se, invece, inizia il solito gioco dei posti per dare un contentino a correnti e coalizione – quello va a tizio, quello a caio, quello ai 5 Stelle, al centro, etc... – la contendibilità diventa più alta".

Lo schema ’schleiniano’ delle capilista donne e civiche la convince?

"Un’idea sciocca perché si basa sulla convinzione che i voti si raccolgano con i protagonisti dell’opinionismo dei talk show. In Europa servono poche figurine e tante personalità vere".

Il Pd rischia di perdere consensi alle Europee?

"Se i partiti cosiddetti centristi indovinassero le candidature potrebbero portare via qualche punto al Pd. In ogni caso, i dem stiano attenti. Quando la Dc perse nel 1992 prese il 28%, una cifra che qualunque leader pagherebbe per raggiungere. Nessuno pensava fosse la fine della Dc. Ma fu l’inizio della slavina".

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