Thiago Motta fa lezione all’Università: “La forza del Bologna? Il gruppo e tanto lavoro”

L’allenatore illustra il dietro le quinte del laboratorio rossoblù con vista Europa: “Il calcio è uno sport collettivo, in campo bisogna guardarsi, parlarsi e muoversi come un gruppo”

Bologna, 27 febbraio 2024 – “Stiamo vivendo qualcosa di bellissimo e lo dico sempre ai miei ragazzi: approfittiamone, cercando di vivere questo momento fino all'ultimo secondo. Perché si vive una volta sola e certi momenti passano velocissimi”. Davanti a una platea di studenti di Scienze Motorie e allenatori, sotto le volte dell'aula Giorgio Prodi affrescate da un grande della pittura controriformistica come Bartolomeo Cesi, un grande 'riformista' del pallone come Thiago Motta racconta come si può diventare demiurghi di talenti.

La lezione di Thiago Motta in Ateneo
La lezione di Thiago Motta in Ateneo

L'incontro è organizzato dall'Aiac (Associazione italiana allenatori calcio) e dai padroni di casa dell'Alma Mater. E così alla presenza dei vice presidenti Aiac Francesco Perondi e Pierluigi Vossi, del rettore dell'Università di Bologna Giovanni Molari, dell'assessora comunale allo sport Roberta Li Calzi e dei rappresentanti regionali della Figc Simone Alberici e Massimiliano Rizzello, Motta illustra a tutti il dietro le quinte del laboratorio rossoblù con vista Europa.

I segreti? “Ho un gruppo di ragazzi che hanno una grande predisposizione al lavoro e non è scontato - dice il tecnico rossoblù - Sono padre anch'io e conosco le problematiche dei ragazzi di oggi”. Il gruppo prima di tutto. “Vale per me nel rapporto con i componenti dello staff - dice Motta - come per i miei giocatori. Io mi confronto tanto con i miei collaboratori e quando c'è da prendere una decisione ascolto tutti. Poi ci può essere il giorno che sono un po' giù e una parola del collega aiuta. Vale anche per i miei giocatori: le relazioni all'interno del gruppo sono fondamentali”.

Non fa nomi Thiago, ma si capisce che oggi è il capofamiglia di un gruppo che spacca il secondo come un orologio svizzero. “A Casteldebole ho trovato persone competenti che hanno reso tutto più facile”, spiega l'italobrasiliano che parla davanti ai componenti del suo staff, in parte ospiti e in parte relatori dell'evento 'All Around Soccer'. La sua 'lectio magistralis' dura poco più di quaranta minuti e spazia su tanti argomenti. L'importanza della tecnica per esempio: “Sono nato in Brasile e lì la tecnica è fondamentale - dice Motta - Ma alla tecnica oggi va abbinata la parte fisica, senza tralasciare l'aspetto mentale: i social impattano molto sulla vita di calciatori che spesso sono solo ragazzi di vent'anni”.

“Il suo Bologna oggi fa un calcio posizionale o relazionale?”, gli chiede Perondi, che ha un illustre passato da preparatore atletico rossoblù. “E' un misto delle due cose”, risponde Motta. Che anticipa anche uno dei temi della sfida di domenica in casa Atalanta: “Loro sono fortissimi e sanno come non farti giocare. Per questo sarà molto importante la fase relazionale, ovvero la massima partecipazione di tutti i miei giocatori sul campo. Perché il calcio è uno sport collettivo, in campo bisogna guardarsi, parlarsi e muoversi come un gruppo. Anche quelli che sono lontani dal pallone”.

Sembra banale, ma è uno dei tanti segreti alla base della costruzione di un Bologna da Europa.

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