Sinisa ritrova Simone, il suo miglior nemico

I duelli negli anni 90, compagni nella Lazio vincente del 2000, incroci sul mercato: domani Mihajlovic e Inzaghi si sfidano a pari punti

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di Massimo Vitali

A febbraio, battendo per 2-0 la Lazio al Dall’Ara nella notte delle Partita Perfetta, Sinisa Mihajlovic frenò la corsa del suo amico Simone Inzaghi verso la zona Champions.

Tre mesi dopo, a campionato appena finito, per una settimana il serbo ha addirittura accarezzato l’idea di ereditarne la panchina alla corte di Lotito, prima e dopo la fuga di ‘Inzaghino’ all’Inter.

E domani sera al Meazza i due amici si sfidano guardandosi negli occhi da pari a pari. Sette punti in classifica l’Inter, altrettanti il Bologna: numeri alla mano è una sfida ad alta quota. Se il calcio qualche volta lasciasse il tempo di sfogliare l’album dei ricordi Sinisa Mihajlovic e Simone Inzaghi ne avrebbero di storie da raccontare.

A cominciare da quel 1999 che li vide inaugurare la prima delle cinque stagioni vissute insieme nella casa comune della Lazio, con la vittoria di uno scudetto, 2 Coppe Italia e una Supercoppa italiana, e il corollario di mille aneddoti di cui ancora trasudano le pareti di quello spogliatoio.

Raccontava in una recente intervista Nestor Sensini, il difensore argentino che con Mihajlovic, Simone Inzaghi e Roberto Mancini condivise la magica avventura dello scudetto conquistato dai biancocelesti al fotofinish nel 1999-2000, con Sven Goran Eriksson in panchina: "Simone veniva dal Piacenza ed era al primo anno in una big. All’inizio l’hanno frenato i problemi alla schiena, ma nel girone di ritorno ha soffiato il posto a Marcelo Salas e con i suoi gol ci ha dato la spinta decisiva per centrare la rimonta scudetto. Le partitelle in allenamento diventavano sempre delle battaglie. Del resto quello spogliatoio era pieno di leader: io ero stato capitano a Parma e poi c’erano Nesta, Nedved, Veron, Simeone. Tanti campioni, certamente, ma quando alzavano la voce Sinisa e il Mancio stavamo tutti zitti: loro due erano i veri allenatori in campo".

Mihajlovic è un classe ‘69, Simone Inzaghi è invece del ‘76: normale che in quella Lazio a dettare la linea fosse il carismatico Sinisa. Poi nel 2004 le strade dei due si sono separate. Il serbo ha chiuso la sua avventura da calciatore all’Inter per poi inaugurare quella di allenatore, che l’ha portato a cambiare sette piazze in undici stagioni.

Simone Inzaghi, invece, non si è mai mosso da Formello, dov’è rimasto per ventidue anni ininterrotti, nel doppio di ruolo di calciatore e allenatore. Fino al blitz di fine maggio di Beppe Marotta, che, nel breve volgere di poche ore lo ha soffiato a Claudio Lotito per consegnargli la panchina dell’Inter.

E’ stato in quei giorni di turbinosi valzer che le strade di Sinisa e Simone sono tornate ad incrociarsi. Mihajlovic a fine campionato era nel mazzo dei candidati al dopo Conte in nerazzurro, ma soprattutto era il nome più caldo per la Lazio in caso di divorzio tra Lotito e Simone Inzaghi. Nulla dei due scenari si è però mai concretizzato.

E adesso il faccia di domani sera a San Siro, con gli stessi punti in classifica e un bilancio quasi in equilibrio: 2 vittorie per Sinisa, 3 per Simone e 3 pareggi. Comunque vada avrà il sapore di una rimpatriata.

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