Bologna, 23 febbraio 2024 – L’inferno: il mondiale e la malattia. Il purgatorio: la chemioterapia, l’assenza dai campi. Il paradiso: la rinascita. E’ il viaggio dantesco di Achille Polonara, una storia di sport. Ma soprattutto una lezione di vita. Perché a volte il destino prende strade inaspettate. E bisogna farsi trovare pronti.
![L'urlo di gioia di Achille Polonara: dalla malattia alla rinascita, anche nel basket](https://www.ilrestodelcarlino.it/image-service/version/c:MGUxMDI5ZTktYWI5YS00:YWVkNTBi/l-urlo-di-gioia-di-achille-polonara-dalla-malattia-alla-rinascita-anche-nel-basket.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
Percorrerle: sterrate e complicate o comode e asfaltate che siano. Per l’ala virtussina, il fato ha scelto di scrivere un’odissea amara, ma dal lieto fine. A settembre il test antidoping, i valori anomali dell’Hcg e la diagnosi: neoplasia testicolare.
Un tumore da curare, a 32 anni. Una batosta che “Polonair” ha accettato. Con preoccupazione, come è umano pensare, ma anche con la consapevolezza di poter tornare presto a giocare. Proprio con la palla a spicchi, lavoro e amore, Achille aveva litigato ai mondiali 2023 in maglia azzurra.
Le sue percentuali dall’arco erano calate drasticamente e il canestro sembrava rimpicciolirsi a ogni tiro: crisi nera, insomma. Eppure, sul parquet non si è mai risparmiato, mentre un cancro latente stava consumando, pian piano, le sue energie. Lo scorso dicembre il ritorno in campo, dopo la chemio. Con forza, determinazione, accolto dall’affetto dei tifosi. E con il sorriso.
Lì, la rivincita di Achille che, durante il preolimpico a Belgrado prima e ai Giochi di Tokyo poi, aveva sognato con la nazionale e l’Italia intera. Perché all’azzurro Polonara ci tiene, lo vuole, lo sente. La conferma a Pesaro, contro l’ostica Turchia di Ergin Ataman. Nove punti in sedici minuti, 3/3 da due, una tripla, quattro rimbalzi, un assist, due palle rubate e +8 dei ragazzi del Poz con lui in campo. E ancora di più, la fotografia del suo urlo di gioia per un possibile gioco da tre punti, mostrando i muscoli.
La sua Divina Commedia, Achille l’ha scritta in pochi mesi in un percorso di grande attenzione e maturità. E forse del Pelide, l’eroe omerico, ha davvero la stoffa. Nessuna immersione nello Stige o velleità da semidio, però. A lui bastano l’amore della famiglia, il benvolere della gente. E la sua pallacanestro.