Cesena calcio, il pranzo con gli inglesi, le lacrime e il fallimento

Il Cda bianconero getta la spugna dopo due mesi al cardiopalma. Cronaca della giornata più difficile

L'amarezza di un tifoso

L'amarezza di un tifoso

Cesena, 17 luglio 2018 - L’ultimo giorno di vita dell’Ac Cesena è stato forse il più breve dei suoi 78 anni di storia e gloria: subito dopo pranzo era già finito. Laconico e freddo l’epitaffio, comparso alle 15,30 sul sito della società: «L’A.C. Cesena comunica che il Consiglio di Amministrazione riunitosi in data odierna ha deliberato di aderire all’istanza di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Forlì». Fine delle trasmissioni, e di una telenovela sudamericana cominciata lo scorso 28 maggio, con il primo no dell’Agenzia delle Entrate al piano di ristrutturazione del debito con l’Erario accumulato dalla società. Da allora si è detto, scritto e fatto tutto e il contrario di tutto, e inutilmente, pur di cambiare il finale.

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L’ultimo tentativo risale proprio a ieri, a ora di pranzo, quando il presidente Giorgio Lugaresi ha lasciato la sede della società per raggiungere i rappresentanti di una merchant bank (sarebbe la Crown Financial and Merchant Bank cfmb) inglese arrivata a Cesena tramite un intermediario locale per salvare società e campionato cadetto. Tentativo serio da parte loro, così pare. Ma non per questo meno donchisciottesco visto quanto era già compromesso il campo. Così a quel tavolo, ancor prima dell’arrivo dell’antipasto, si era capito che i tempi ormai non c’erano più. Entro le sette di ieri sera la società avrebbe dovuto presentare alla Covisoc il suo ricorso contro la bocciatura della richiesta di iscrizione alla Serie B arrivata la scorsa settimana. Per farlo servivano come il pane capitali freschi e su questa opportunità si è lavorato a lungo, fino a domenica sera. Poi la notte ha cancellato il sogno e ieri mattina, quando prestissimo Lugaresi si è presentato al lavoro, quell’ipotesi pareva già essere sfumata. Il cda della società non ha potuto fare altro che sancirlo. Unica accortezza: la comunicazione ufficiale rimandata a dopo pranzo, per la pura formalità di quel pranzo ormai già fissato.

In mezzo ci sono le ore di febbrile attesa che ha vissuto la città, scandite dal fiume di persone che ha percorso corso Sozzi, rallentando il passo sotto al bandierone bianconero per chiedere informazioni, tra chi già preparato al peggio e chi aveva ancora un filo di speranza in voce. Perlomeno finché alle 16 il patron Lugaresi non esce dal portone, camicia bianca e sguardo scuro. Ha gli occhi lucidi. Prova ad abbozzare un sorriso. Posa di fianco alla targhetta della sua società: “Poi me ne mandate una copia? – chiede laconico –. Vorrei tenerla per ricordo”. Quindi rientra, circondato dal silenzio di chi gli sta attorno, prima che il telefono non gli squilli ancora. Anche i dirigenti escono alla spicciolata, facce torve e pochissima voglia di chiacchierare. C’è chi alza una mano e chi scuote la testa. Arriva Giampiero Ceccarelli, che per il club bianconero è più di una bandiera. Dal campo da calcio era passato al tavolo del Cda. È commosso, provato dai ricordi di anni indimenticabili che meritavano un epilogo diverso. Mentre il tempo passa, le notizie volano. Si infittisce il pellegrinaggio di chi tra i tavoli dei bar e il lastricato del corso cerca conferme che la storia è finita. L’ufficialità arriva in serata, col secondo Cda, quello della società che controlla l’Ac Cesena, per controfirmare il fallimento.

Si ricomincia da domani. Fortuna vorrà, e non è ancora detto, se si ricomincerà dalla serie D. Tutto il resto è un orgoglio che non può spegnersi, perché non scritto sulle note di un verbale societario ma tra le trame di maglie, sciarpe e striscioni di un club che gode di un tifo e un affetto da fare invidia. Da questo affetto, domani, non si potrà che ripartire, nella scalata che riporterà i bianconeri, campionato dopo campionato, al posto che gli spetta.