ELIDE GIORDANI
Cronaca

I conti dell’Ausl Romagna: "Deficit di 219 milioni? Il controllo dei costi c’è, ma servono risorse"

Il direttore generale Tiziano Carradori: "E’ sotto gli occhi di tutti il sottofinanziamento della sanità pubblica. Sprechi? I costi sono cresciuti solo del 2,3% rispetto a un’inflazione attorno al 6%".

I conti dell’Ausl : "Deficit di 219 milioni?. Il controllo dei costi c’è, ma servono risorse"

I conti dell’Ausl : "Deficit di 219 milioni?. Il controllo dei costi c’è, ma servono risorse"

Cesena, 20 settemrbe 2023 – Nel 2023 la sanità regionale, evidenzia la consigliera Valentina Castaldini di Forza Italia consultando i bilanci preventivi relativi all’anno in corso, avrà un disavanzo vicino al miliardo di euro. La cifra più consistente - oltre 219 milioni - è in quota all’Ausl Romagna che, con il suo milione e 125 mila abitanti, gestisce il territorio più esteso in regione. Sul bilancio di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini interviene il direttore generale Tiziano Carradori che motiva aumenti di spese e nuovi investimenti.

Dottor Carradori, la preoccupa il bilancio preventivo 2023?

"Un bilancio che si presenta in questo modo, peraltro approvato all’unanimità dalla Conferenza Sociale-Sanitaria, non può non destare preoccupazione. E’ come gestire il borsellino familiare. Si può essere ligi alle spese ma se nel borsellino non vengono immesse risorse andrà sempre in disavanzo. Chi fa il mio mestiere si occupa di far sì che i soldi siano spesi nel modo migliore, controllando il ritmo dei costi e contenendo quelli che non sono destinati a produrre prestazioni o a ridurre le liste d’attesa. Trovare soldi per finanziare i servizi per la collettività non è compito mio".

Il preventivo della sanità romagnola è aumentato di quasi 22 milioni. A cosa sono dovuti questi aumenti?

"I costi, rispetto al 2022, sono cresciuti del 2,3 per cento e l’inflazione viaggia oltre il 6 per cento. Ma il controllo dei costi c’è. Dal bilancio andrebbero tolte alcune partite di giro, come i costi per pazienti di altre regioni che vengono a curarsi qui, che valgono 29 milioni, che poi vengono restituiti. Se guardo solo i nostri costi questi crescono dell’1,2 per cento. In questa percentuale c’è la dilatazione dei dispositivi medici che accompagna l’aumento dell’attività chirurgica per ridurre i tempi di attesa. Ci sono i servizi di assistenza medica ambulatoriale cha crescono di quasi 10 milioni e gli oltre 10 milioni che paghiamo ai soggetti convenzionati che ci aiutano ad ridurre le liste d’attesa. Il resto è rappresentato dal personale, oltre 90 unità da assumere antro l’anno per attivare i centri territoriali. A questi si aggiunge il personale per garantire il turn over, i medici che mancano e quelli che se ne andranno in pensione a breve".

Controllare i costi, evidentemente, non basta.

"Non è sufficiente a contrastare quello che è sotto agli occhi di tutti dalle Alpi alla Sicilia, ossia che c’è un sottofinanziamento del servizio sanitario nazionale. Questo, peraltro, è un territorio che spende il 46 per cento in meno della media regionale in burocrazia. Nella nostra Ausl il costo procapite dell’assistenza è del 5 per cento inferiore a quello dell’Emilia. Il mio malessere dipende dal fatto che nonostante gli sforzi che facciamo non riusciamo a rendere disponibili come vorremmo i servizi per la nostra gente".

La Regione avrà le risorse per coprire questi costi che già oggi, senza contare Piacenza, Ferrara e l’Azienda universitaria di Modena i cui preventivi arriveranno a breve, raggiunge quasi 740 milioni di euro?

"Come ha anticipato l’assessore, il disavanzo delle aziende non supererà i 300 milioni di euro, perché bisogna contare sulle risorse che la Regione mette a copertura. Ma un bilancio preventivo formulato in questo modo ci mette i bastoni tra le ruote del tentativo di dare risposte alla nostra gente. Ci impedisce di effettuare le spese correnti".

Si parla di cattiva gestione. Cosa risponde?

"A rotazione, a seconda di chi governa, c’è chi sollevava scandalo sui bilanci. Come cittadino e come tecnico sono nauseato da questi comportamenti. Se la sanità è così è colpa di tutti noi che abbiamo governato negli ultimi 20 anni. Sostenere che è l’effetto della cattiva gestione vuol dire non guardare oltre i propri confini. La grande sofferenza della sanità è evidente a prescindere dal colore politico delle regioni. Sono decenni che lancio l’allarme in merito ai sottofinanziamenti e dico che occorre assumersi le proprie responsabilità. Io quella di non buttare i soldi e dare risposte ai miei concittadini, ad altri di trovare finanziamenti ai servizi programmati".

Si può ipotizzare un modo diverso di gestire la sanità?

"Da 15 anni, lo dice anche il Ministero, questa è la regione più performante d’Italia. Di modi ce ne possono essere tanti. Ma danno un risultato migliore? La Germania ha un altro modo, ma spende il doppio e non ha servizi migliori. La Svizzera spende più del doppio. La Francia il 50 per cento in più di noi. Tranne il Portogallo, la Grecia e la Spagna tutti gli altri Paesi dell’Europa occidentale spendono più di noi. C’è anche chi ipotizza che la sanità sia un bene acquisibile come un’automobile. E chi non può? Deve morire? La pandemia ci ha mostrato quando costa, sia per il bilancio pubblico che per l’economia, la non salute. E’ un conto che occorre fare prima di valutare semplicemente quanto ci costi la sanità. Che è come la salute: ti accorgi di quanto sia importante quando non ce l’hai".