MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Il bug che ferma il mondo: "Le nostre vite bloccate"

L’esperto informatico spiega il motivo della paralisi di venerdì con 6.855 voli cancellati in tutto il pianeta e problemi nei trasporti e nelle piazze finanziarie .

Il bug che ferma il mondo: "Le nostre vite bloccate"

Solo nella giornata di venerdì, i voli cancellati sono stati 6.855 in tutto il pianeta. Dall’Australia agli Usa, dall’Italia alla Gran Bretagna, la paralisi dei servizi ha contagiato, oltre ai trasporti, supermercati, media, piazze finanziarie (tra cui Milano) e persino gli ospedali. I danni del ‘down’ mondiale dei sistemi informatici Microsoft, verificatosi venerdì mattina alle 6:09 (ora italiana), sono ancora in corso di valutazione, ma si parla di almeno 12 miliardi di dollari bruciati in Borsa nel giro di poche ore. Si poteva prevedere? Potrebbe accadere ancora? Sono alcuni degli interrogativi emersi in queste ore, mentre si lavora ancora per il ritorno alla piena normalità. Ne abbiamo parlato con Marco Ramilli, noto esperto cesenate di sicurezza informatica e fondatore di Yoroi, società di consulenza strategica per la cybersecurity, oggi parte del gruppo Tinexta, quotato a Piazza Affari. "La causa del ‘down’ dei sistemi è stata un difetto riscontrato nell’aggiornamento di un software, tra l’altro di cybersecurity, chiamato CrowdStrike – spiega Ramilli -. È un programma utilizzato soprattutto dalle organizzazioni (banche, aeroporti, stazioni ferroviarie e ospedali), che sono generalmente migrate da sistemi locali a sistemi su ‘cloud’. Colpendo il cloud, l’aggiornamento sbagliato ha provocato il cosiddetto ‘Blue screen of death’, la ‘schermata blu della morte’, che si verifica nei sistemi Windows quando il sistema operativo non può più funzionare in modo sicuro: di fatto, si blocca".

Il bug non ha riguardato i nostri pc portatili, né quelli che abbiamo nelle nostre case, ma esclusivamente gli ambienti server su cui operano le grandi organizzazioni: "trattandosi, appunto, di un problema centralizzato a livello di server, era impossibile, da parte degli utenti, prevederlo - prosegue Ramilli -. Come consumatori, sappiamo bene che gli aggiornamenti vanno sempre fatti. Non si può aspettare e vedere se funzionano. Piuttosto, spetta al produttore che rilascia l’aggiornamento vigilare con attenzione, ad esempio rilasciandolo gradualmente, per essere sicuro che funzioni".

Peggio del tanto temuto ‘millennium bug’ del Duemila, il crash di venerdì ci ha dato la conferma che, in un mondo così interconnesso e innervato dalle tecnologie, basta un minuscolo errore di sistema per costringerci a un balzo indietro di parecchi anni. "Il digitale è entrato, ormai, nelle nostre vite. Da una parte ci rende le cose più semplici, dall’altra, se va in tilt, lo shock globale è importante", dichiara Ramilli, che in passato è stato anche consulente del governo americano proprio sulla sicurezza informatica. "Per questo è fondamentale che, almeno a livello di Unione europea, si rifletta sulla necessità di costruire un proprio dominio della tecnologia, attraverso software realizzati internamente. Non si può dipendere da altri: immagini se un governo o un’organizzazione non amica detenesse la tecnologia di cui abbiamo necessità e decidesse di spegnere tutto. Dal dominio della tecnologia dipende, oggi, anche la stabilità geopolitica".