
La commemorazione delle vittime della strage del 1944. In rappresentanza della Regione, l’assessora Allegni
Ieri, a Tavolicci, piccolo borgo del Comune di Verghereto, medaglia d’oro al merito civile, è stato celebrato l’anniversario del terribile eccidio, perpetrato il 25 luglio 1944, nel quale furono trucidate 64 persone, in gran parte bambini, donne, anziani. Alla cerimonia per l’81° anniversario della strage, nella quale persero la vita ben 19 bambini con meno di 10 anni di età, è intervenuta, in rappresentanza della Regione, l’assessora alla Cultura, Gessica Allegni. Presenti anche Enrico Salvi, sindaco di Verghereto, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo di Cesena-Sàrsina, Ines Briganti, presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Forlì-Cesena, Roberta Mira storica dell’Università di Bologna. Hanno partecipato anche le ragazze e i ragazzi di Terra e Memoria.
"Anche grazie alla legge regionale sulla memoria del ‘900 – ha sottolineato, fra l’altro, l’assessora Allegni –, insieme agli istituti storici e alle associazioni, che tengono vivi i principi e i valori che sono alla base della nostra Costituzione, faremo in modo che questa e altre tragedie, che hanno segnato gli anni più bui del secolo scorso, vengano non solo ricordati, ma portino ad un impegno quotidiano contro ogni forma di discriminazione e sopruso. Un dovere essere qui per ricordare le vittime e ribadire le ragioni della pace, della libertà, della democrazia e dell’antifascismo".
Dopo gli interventi, vi è stata, fra l’altro, la visita alla Casa Museo di Tavolicci, e la proiezione del documentario ’Tavolicci 22 luglio 1944 una memoria’. Per un breve flash back, la strage, perpetrata dai membri del IV Battaglione di volontari di polizia italo-tedesca, si consumò tra il 20 e il 22 luglio 1944. All’alba del 22 luglio vennero uccise 64 delle 83 persone che abitavano quella piccola e isolata località di campagna e di montagna. "Uno degli episodi più efferati di repressione nazifascista, durante la seconda guerra mondiale nel territorio dell’Emilia Romagna – scrive la Regione –. Un eccidio a lungo dimenticato. Solo a partire dagli anni Settanta, studi e ricerche, insieme alla raccolta di testimonianze orali, hanno consentito di cominciare a ricostruirne le dinamiche e a attribuirne le responsabilità. La Casa dell’eccidio è il simbolo di quel tragico evento, il risultato di quella strategia del terrore nazifascista contro i civili che intendeva reprimere il movimento partigiano nei luoghi della Linea Gotica".
Gilberto Mosconi