
Pierpaolo Marini, ex direttore di Romagna Acque, fa il quadro delle opere da Ridracoli in poi
Il cambiamento climatico ha causato aggravamenti sia dell’andamento delle piogge che delle siccità, peggiorando entrambi i fenomeni, con un impatto ancora più estremo sui fiumi. La questione è come gestire i corsi d’acqua e, in particolare, quali ruoli debbano assumere le dighe, partendo dai limiti eventuali di tenuta. "Limiti di tenuta non ce ne sono. Per costruire una opera su un fiume si deve, per legge, tenere in considerazione la portata mono secolare, cioè quella che statisticamente potrebbe avvenire una volta in un secolo. La diga di Ridracoli è costruita ipotizzando la portata ‘millenaria’. Anche il cambiamento climatico non ha inciso granché sul suo funzionamento, perché fa piovere più intensamente in alcuni periodi e meno in altri, ma la quantità d’acqua che scende a terra in un anno è più o meno sempre la stessa", queste le parole di Pier Paolo Marini, ingegnere capo ai tempi della realizzazione della diga di Ridracoli e poi per molti anni direttore del Consorzio Acque e di Romagna Acque.
Grazie all’effetto laminazione, Ridracoli può contenere le piene del Bidente, scongiurando allagamenti. Giusto? "Quando la diga non è piena fino in cima, e arriva una grande portata d’acqua, si riempie e non scarica niente a valle. Il lago anche quando è pieno svolge la funzione di bacino di laminazione, perché il colmo di piena si espande sulla superficie, dando un contributo fondamentale nel ridurne l’onda".
Si sta studiando, per affrontare maggiori consumi o periodi di siccità, se e dove realizzare un secondo invaso di stoccaggio. Lei ha girato il mondo diffondendo l’importanza di queste opere. Come si costruisce il consenso attorno ad una diga? "In Italia storicamente le dighe sono state quasi tutte costruite dall’Enel. Si trattava di un grande ente, che poteva procedere a colpi di decreti governativi, e gli abitanti dei luoghi coinvolti si dovevano per forza adeguare. La storia progettuale di Ridracoli trova le prime tracce nel 1907, con l’ingegnere Omodeo. È stata la prima diga costruita dopo il disastro del Vajont, per cui fu doveroso rassicurare i cittadini. Il consenso si costruisce prima di tutto con la forza progettuale, non pensando, come nel caso delle strade o di altre opere, che si possa fare manutenzione ed aggiustare eventuali pecche realizzative. Una diga deve essere progettata in maniera perfetta e soprattutto sicura, in modo da essere poi agevolmente controllata. È molto importante spiegare e chiarire dubbi e perplessità. Non bisogna convincere solo i cittadini, ma anche le amministrazioni comunali: noi facemmo ricorso a ristori economici e compensazioni".
La localizzazione di un’opera può fare la differenza? "La diga di Ridracoli, essendo molto a monte, verso il crinale, ha un invaso molto grande sopra al quale ci sono solo boschi e rocce affioranti e non terreni coltivati. Il suo bacino imbrifero è di 39 km quadrati. Al contrario, la diga di Quarto ha a monte un bacino imbrifero di 250 km quadrati di territorio abitato e coltivato, quindi, quando piove, il dilavamento è grande. Poiché il lago artificiale è piccolo e la superficie su cui piove è grande, avviene di conseguenza che la torbidità dell’acqua provoca la chiusura dell’invaso che in pratica oggi non c’è più. Ecco perché possiamo dire che Quarto è stato un errore".
Ora cosa si vuole fare a Quarto? "Alcuni anni fa Romagna Acque aveva condotto alcuni studi per vuotare il lago, ma è impensabile rimuovere il fango, perché paradossalmente servirebbe un’altra diga dove depositarlo". La Romagna è alimentata oltre che dall’acqua proveniente da Ridracoli, di qualità molto buona, anche da altre fonti, il cui mix di approvvigionamento non è lo stesso per tutti i comuni. "Esatto. L’ideale sarebbe poter mescolare l’acqua disponibile, in modo da assicurare a tutti gli utenti la stessa qualità dell’acqua. Per poterlo fare Romagna Acque sta lavorando ad un progetto, attraverso la costruzione di condotte che convoglino l’acqua di tutte le altre sorgenti nel serbatoio principale della diga (capiente 60.000 metri cubi), localizzato a Monte Casale di Bertinoro".
Alla luce della sua esperienza ritiene che sia più importante l’ampliamento della captazione della diga di Ridracoli o la costruzione di una nuova diga? "Se vogliamo ragionare da qui a 50 anni, come si faceva ai tempi della realizzazione di Ridracoli, bisogna progettare una diga nuova. In passato si sono ipotizzate alcune opere a monte di Rimini, in Valmarecchia, e nell’imolese, a Casalfiumanese. In ogni caso è difficile fare previsioni, per realizzare un grande progetto serve innanzitutto un clima di armonia politica, che ora non pare ci sia".