ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Lezioni di sesso a scuola: maestra licenziata. "Erano bambini di 10 anni. Non si può a quell’età"

Il fatto avvenne nel 2019 in una quinta elementare di Cesena. La Cassazione ha confermato l’allontanamento della supplente

Un’immagine di archivio di una classe elementare a lezione con una maestra

Un’immagine di archivio di una classe elementare a lezione con una maestra

Cesena, 3 maggio 2024 – Studenti di quinta elementare scioccati dalle immagini di una lezione sessuale in aula. È l’incipit di una vicenda finita in tribunale e conclusasi recentemente in Cassazione con la conferma del licenziamento di un’insegnante. Il fatto, che sconvolse la comunità scolastica e i genitori degli alunni, è accaduto in una scuola primaria di Cesena nel settembre del 2019. Durante una lezione alcuni alunni avrebbero litigato in classe usando epiteti di natura sessuale. Così la maestra che si trovava con loro, una supplente alle prime armi, decise di improvvisare una lezione di educazione sessuale che però le costò il licenziamento. Dopo cinque anni la sezione lavoro della Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado impugnata senza successo dalla donna, dando ragione al ministero dell’istruzione che aveva licenziato la docente. La donna che insegnava nell’istituto Dante Alighieri di Cesena, si era subito opposta alla decisione del ministero, mettendo in dubbio anche la validità delle prove che includevano dichiarazioni degli alunni coinvolti. Ma i giudici sia in primo che secondo grado (Tribunale di Forlì e Corte d’Appello di Bologna) le avevano dato torto, sostenendo che aveva affrontato il tema delicato senza confrontarsi con i colleghi e provocando turbamento nei bambini. Il disagio manifestato dagli studenti di quinta elementare era stato notato anche da un’altra maestra che si era rivolta alla dirigente scolastica. Inoltre, a protestare con la preside erano stati gli stessi genitori. L’insegnante era stata intervistata dal nostro giornale subito dopo il fatto. "Non ho fatto niente di male. Ho mostrato un video su youtube con la musica – disse la docente – gli studenti mi hanno chiesto se avevo una vita sessuale, anche con toni volgari, ma io gli ho risposto con i dovuti termini come facciamo noi insegnanti. Ho sempre fatto il mio lavoro al meglio che posso e ho sempre rimproverato gli alunni anche per le parolacce".

Secondo le sentenze di merito la docente "si era addentrata in una tematica delicata, quella degli argomenti legati alla sessualità e alla procreazione, all’esito di un contesto inappropriato (la discussione tra i bambini, dove sono state usate parole forti, di stampo sessuale) senza pianificazione con le altre maestre, nella classe in cui aveva iniziato a insegnare da poco, con l’effetto ultimo di provocare turbamento negli alunni, immediatamente manifestato all’uscita da scuola con i genitori".

Non hanno convinto i motivi del ricorso presentato dalla maestra licenziata che smentiva la ricostruzione dei fatti emersa in primo e secondo grado. La Cassazione ha stabilito con questa sentenza che sessualità e affettività sono argomenti delicati che la scuola non può affrontare a piacimento, senza un’adeguata preparazione e condivisione.

La dirigente della scuola elementare Simonetta Ferrari ricorda che all’epoca del fatto aveva espresso solidarietà alla dirigente di allora, Marinella Verazzani. La maestra accusata aveva tentato di difendersi con diverse argomentazioni nel suo ricorso. Aveva negato di aver utilizzato un linguaggio volgare o crudo con i piccoli, raccontando di aver disegnato e mostrato solo le immagini di un ovulo e di uno spermatozoo e non di organi genitali. Immagini che hanno scandalizzato moltissimo i piccoli tornati a casa sotto choc.