Pullman di ucraini ribaltato in A14: "I passeggeri hanno urlato, l’autista dormiva"

Tragedia: muore madre di due figli. La ricostruzione : "Mia sorella era a due sedili da quella donna. Fatale un colpo di sonno"

Cesena, 14 marzo 2022 - "Mi chiamo ‘Sergio’. Il mio nome, in ucraino, si scriverebbe Serhiy". Sergio vive a Rimini e ieri mattina ha raggiunto Pieveacquedotto per abbracciare la sorella, arrivata con il pullman maledetto, che si è ribaltato sull'A14 e che ha provocato la morte di una donnaSul posto è arrivato un traduttore volontario mandato dalla Questura: ma lui è dentro la sede della Polstrada, sta parlando con uno degli autisti. Così, quando si chiede se qualcuno dei presenti parli italiano, indicano lui: un ragazzo sulla trentina, con un giubbotto nero e l’aria preoccupata.

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Il pullman, sotto sequestro, portato a Pieveacquedotto
Il pullman, sotto sequestro, portato a Pieveacquedotto

«Non parlo così bene italiano", si scusa, esprimendosi invece in maniera praticamente perfetta. La sorella sta parlando al telefonino nella sua lingua madre, più concitata di lui. Sergio mostra la città di provenienza su Google Maps: Khmelnytskyi. Tutti i passeggeri venivano da lì. Il punto di partenza del viaggio della speranza, rivelatosi poi un incubo, è una città a 320 chilometri da Kiev e a 240 da Leopoli, vicini al confine con la Moldova. Le bombe non sono ancora arrivate. Ma l’avanzata russa sta procedendo anche verso la parte est del paese. E chi vive a Khmelnytskyi non può stare tranquillo: "Mia sorella si occupa di meteorologia. Il suo ufficio non è proprio in aeroporto, ma lì vicino. E anche casa sua non è lontana, a 7 chilometri dallo scalo. Sappiamo che la Russia ha iniziato spesso i suoi attacchi alle città partendo dagli aeroporti. Se dovesse puntare su quello Khmelnytskyi, colpirebbe certamente anche la palazzina in cui lavora mia sorella". Per questo, ora che la guerra arriva nella sua fase più cruda, con gli assedi a Kiev e ad altre città dell’est, con l’esercito di Putin che si muove anche verso ovest, era necessario andarsene. Sergio non lo dice, ma la regione di Khmelnytskyi ospita anche una delle quattro centrali nucleari attive in Ucraina: quanto accaduto a Zaporizhzhia è una minaccia in più.

Migration

«Mia sorella era a due sedili di distanza dalla donna che è morta. Sappiamo che i suoi bambini sono in ospedale". Sull’incidente c’è un’idea chiara. Che, date le circostanze, non è in contraddizione con un racconto che procede per frammenti, come flash della memoria. "L’autista ha avuto un colpo di sonno – è sicuro Sergio –. Il tratto di strada era dritto. Il pullman ha cominciato ad andare verso destra, ma non di colpo, piano piano. I passeggeri hanno urlato. Lui però non si è svegliato...". E così il mezzo è finito fuori strada.

A Forlì sono arrivati in una decina, i passeggeri rimasti pressoché illesi: qualcuno ha una medicazione a un dito o a una mano, ma niente di serio. La Polizia Stradale ha provveduto anche alla colazione. Hanno potuto ritirare i loro effetti personali. Man mano, arrivano i parenti e gli amici più vicini, come Sergio: Rimini sarebbe stata una tappa del viaggio, destinato poi fino a Pescara. Sergio si avvicina a lei: è ora di andare. Più lontani che si può da due incubi: la guerra laggiù, un bus rovesciato nella terra che li accoglie.