PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Romagna mia, 70 anni: "Papà disse: troppo provinciale ma oggi la canta tutto il mondo"

Grande festa a Gatteo Mare (Forlì-Cesena), per il compleanno del più celebre inno popolare. Riccarda, figlia del suo autore, Secondo Casadei: Morricone ammise che aveva scritto un gioiello

A sinistra, Secondo Casadei, compositore di ‘Romagna mia’. A destra, ballerini di liscio davanti alla rotonda dedicata al brano a Sant’Angelo di Gatteo

A sinistra, Secondo Casadei, compositore di ‘Romagna mia’. A destra, ballerini di liscio davanti alla rotonda dedicata al brano a Sant’Angelo di Gatteo

I 70 anni di Romagna Mia verranno celebrati oggi a Gatteo Mare, dove la canzone venne composta, e dove c’è la celebre ‘casetta’ che diede il titolo alla prima versione del brano, con l’interpretazione in acustico di Moreno Conficconi a lungo clarinettista dell’Orchestra Casadei, alla presenza della famiglia di Secondo. Seguiranno balli itineranti lungo viale Giulio Cesare, illuminato dai versi della canzone, con la partecipazione di 400 ballerini delle più importanti scuole di ballo romagnole. Riccarda Casadei sarà poi ospite di Ravenna Festival il 27 giugno a Cervia per raccontare l’avventura del padre e presentare il disco ‘Casadei Secondo Vince’, rivisitazioni blues dei classici di Secondo Casadei a cura di Vince Vallicelli.

Bologna, 2 giugno 2024 – Ha appena finito di accogliere un gruppo di turisti austriaci interessati al rapporto tra le composizioni di Strauss e quelle di suo papà, Secondo Casadei, l’uomo che ha portato la musica popolare romagnola dalle aie alla fama internazionale. Riccarda Casadei è la figlia del violinista scomparso nel 1971, che veniva chiamato, appunto, ‘Lo Strauss della Romagna’, ed è la curatrice della casa museo di Savignano sul Rubicone dedicata all’autore di Romagna Mia, canzone della quale ricorrono i 70 anni.

Riccarda Casadei, lei ricorda come nacque la canzone che è entrata nella storia della musica italiana?

"Papà nel 1954, come ogni anno, prima dell’estate, andò a Milano a registrare uno nuovo disco. Ne realizzava sempre due, uno per promuovere i concerti della stagione estiva e uno in autunno per trovare le date invernali. Le regole della sua casa discografica, la celebre Voce del Padrone, prevedevano che ogni album contenesse 12 brani. Su uno, in particolare, era previsto un intervento importante del sassofono, ma il sassofonista aveva problemi di salute e bisognava finire la registrazione entro la giornata. Fu il direttore artistico dell’etichetta a ricordarsi che mio padre, un anno prima, gli aveva proposto una ballata, si chiamava Casetta Mia, che era però rimasta nel suo libro di pezzi inediti".

E fu sempre lui a convincerlo a cambiare nome alla canzone?

"Si, Secondo aveva scritto quel brano dedicandolo alla casetta che, finalmente, con i primi guadagni del suo lavoro, era riuscito a comprare a Gatteo, ed è ancora la nostra casa al mare di famiglia. Ma il responsabile dell’etichetta, al quale papà ogni volta che si vedevano magnificava, a lui milanese, il piacere di vivere in Romagna, dove c’erano ancora valori autentici, quelli che erano sempre presenti nelle sue canzoni, gli consigliò di cambiare titolo e di farla diventare un omaggio alla sua terra, ‘Romagna mia’, appunto".

È vero che Secondo Casadei non era convinto sino in fondo del brano?

"Gli sembrava forse troppo locale, e lui aspirava a una vera notorietà fuori dai confini della Regione. Invece, giorno dopo giorno, si accorse che la cantavano tutti. Ricordo il ragazzo che veniva a consegnare il latte a casa, i muratori che lavoravano a un edificio vicino, le persone se ne erano impossessate, l’avevano fatta loro e iniziò un incredibile passa parola".

Ma non ci fu solo quello...

"Ci fu una coincidenza importante. Quella fu l’estate dell’arrivo sulla costa romagnola dei juke box. Erano dappertutto, in ogni stabilimento balneare, cento lire, tre canzoni. E una era sempre Romagna Mia. La canzone divenne un souvenir. I turisti compravano il disco per portarlo con loro come ricordo delle vacanze. Poi si innamorò di Romagna Mia Radio Capodistria, che era la nostra seconda Rai, ascoltatissima sulla costa adriatica e arrivò il successo".

Da allora è diventata una canzone simbolo, attualissima, pensiamo ai volontari che la intonavano nei giorni dell’alluvione del 2023.

"Il merito è proprio dei valori senza tempo che trasmette. L’amore per la propria terra, per la famiglia, il bisogno di coltivare gli affetti. Temi che non hanno una geografia, che tutti condividono".

Persino alcune grandi personalità.

"Penso al maestro Ennio Morricone, che mi telefonò poco prima della sua scomparsa per dirmi che Romagna Mia è, uso le sue parole, ‘Un piccolo gioiello, musica scritta da uno spirito libero, che non amava seguire le regole’. E penso a Papa Giovanni Paolo II, che, in occasione delle sue udienze con i giovani, la faceva cantare il coro e alla fine sostituiva alla parola Romagna, la parola Polonia. E Polonia Mia risuonava in Vaticano".