ANNAMARIA SENNI
Cronaca

“Rovinati da accuse di stregoneria, aspettiamo ancora i soldi dei risarcimenti”

Dalila Morigi, 9 anni fa, era stata persino sequestrata dall’amica Katia aiutata dal fidanzato e dai famigliari. Tutti poi condannati. Il papà della vittima: “Speravamo in un po’ di serenità, ma così non è stato”

La vittima Dalila Morigi (foto Ravaglia)

La vittima Dalila Morigi (foto Ravaglia)

Cesena, 30 giugno 2025 – La ‘sfortuna’ e la ‘disgrazia’ continuano a perseguitare la famiglia cesenate coinvolta nove anni fa in una brutta vicenda di ‘magia nera’, ‘stregoneria’, ‘malocchi’ e ‘riti voodoo’. A raccontare la pesante situazione (al limite della tollerabilità) è Aurelio Morigi, padre di Dalila Morigi, 39enne di Cesena, che ha vissuto anni di paura dopo una brusca aggressione subita nel 2016. Aurelio Morigi dice di non aver ottenuto il risarcimento danni che spettava alla figlia e a lui e che lui e la figlia vivono in una grossa situazione di disagio. I loro tormenti, da quella data che non si può cancellare, non sono mai finiti.

Era il 13 aprile di 9 anni fa. Dalila viene accusata di stregoneria dall’amica Katia Tieni che sostiene che Dalila Morigi le aveva fatto un maleficio. Da lì parte una spedizione punitiva, dettata dal desiderio di ‘purificazione’. La famiglia Tieni (Katia, Roberto e Thomas Tieni, padre e fratello di Katia) e Alessandro Buscaroli (fidanzato di Katia) avrebbero fatto irruzione nella casa di Dalila, e avrebbero sequestrato la ragazza, allora 30enne. Il motivo? “Katia ha sostenuto che le avessi riempito la casa di Bologna di pupazzi voodoo – ha raccontato Dalila Morigi – rospi morti e viscere di capra. Una follia, io non ho mai fatto nulla del genere”. L’accusa era quella di essere una strega, di aver praticato magia nera per dividere Katia dal fidanzato. Secondo il fratello di Katia Tieni, Dalila era divorata dalla gelosia. “Non ho mai fatto nulla, non mi interesso di magia nera – si è difesa Dalila – i miei aggressori mi hanno costretto a bere acqua bollente per ‘purificarmi’. Poi mi hanno costretto a una sorta di rito magico per liberare Katia dal maleficio. Mi sono prestata perché avevo paura di morire”.

In seguito è scattata la denuncia. Condannati tutti gli imputati in primo grado: con pene che vanno dai 2 anni ai 4 anni e 8 mesi. Condanne ridotte in appello. E confermato un risarcimento di 20mila euro. Le accuse erano di sequestro di persona e lesioni.

“Il processo è finito, ma né mia figlia né io abbiamo visto un soldo – continua Aurelio Morigi –. Ora vivo in una casa popolare e vorrei che questa possibilità fosse data anche a mia figlia. Ma lei vive in camper. Mi hanno detto in Comune che per fare la domanda deve intervenire lei stessa, ma mia figlia non chiederebbe aiuto a nessuno e dopo questa vicenda si è chiusa ancora di più. Dalila e Katia erano amiche, si erano conosciute nel mondo delle discoteche e frequentavano ambienti ‘dark’”. Dalila ha fatto qualche viaggio lavorando come fotografa del mistero sexy, muovendosi in camper con un pitbull che la seguiva come un’ombra. “Anche io sono stato aggredito – dice Aurelio – ci aspettavamo di chiudere il cerchio e di riprendere a vivere sereni: in realtà la situazione è precipitata sempre più. Dalila è caduta in una crisi profonda. La vorrei qui, a Cesena, a vivere in casa con me. Voglio iniziare una causa civile con un legale per ottenere il risarcimento che ci spetta e che, in questo momento, ci aiuterebbe molto”.