Macrobiotica, il racconto: "Pesavo 35 chili, mi tolsero gli specchi" / FOTO e VIDEO

Intervista ad Anna (nome di fantasia), una delle vittime: "Io, ostaggio della psico setta"

Prima anna si alimentava senza problemi e stava bene

Prima anna si alimentava senza problemi e stava bene

Cesena, 17 marzo 2018 - Viveva in una casa senza specchi. «Me li avevano fatti togliere loro, per non vedermi». Arrivata a 35 chili non faceva più le scale, non poteva vestire di nero e indossare sintetico, «perché interferiva con l’energia, mi dicevano». È Anna che parla (nome di fantasia), che oggi vive nel Pesarese e nel 2013 si presentò alla questura di Forlì con una storia agghiacciante: quella della psico-setta di Mario Pianesi, ora indagato assieme alla moglie e altri due collaboratori. Sono sue le immagini circolate nei giorni scorsi, fisico scheletrico e anchilosato. 

image Perché entrò nell’associazione ‘Un Punto Macrobiotico’? «Per stare vicino a mio fratello. Aveva una malattia che allora era sconosciuta, stava cercando speranza. Così nel ’96 si avvicinò al negozio di Cesena. Un anno dopo lo seguì mia madre. E nel ’98 io». Cosa faceva in negozio? «Tenevo in ordine l’ufficio e registravo gli scontrini. Ero ragionera e avevo iniziato gli studi di Economia e Commercio». Portati a termine? «No, me lo impedirono dicendomi che non serviva a nulla. Dovevo dedicarmi alla causa». Cosa dissero a suo fratello? «Che per guarire doveva smetterla con le medicine e seguire tutti i loro consigli». E suo padre?

image «Frequentò un po’ il centro, ma poi non si fidò più. Infatti ce lo misero contro». E come? «Dicendoci che o rinsaviva o avremmo dovuto allontanarci da lui, perché era schizofrenico». E vi allontanaste? «No, ma solo per la sua pazienza». A quei tempi quanto pesava? «Ero circa 52 chili per 160 cm». Perché le diedero una dieta? «Io soffrivo di artrite reumatoide infantile, ma in una forma che con pochi farmaci rimaneva sopita. E vivevo una relazione sentimentale molto soffocante. Mi dissero di scrivere una lettera a Mario Pianesi dove raccontavo tutta la mia storia e mi dissero di chiedergli aiuto. Non mi rendevo conto allora». Fu Pianesi a darle la dieta? «Sì, a Milano Marittima nel ’99. Me la dettò: era strettissima». Ma perché accettò una dieta se era in forma fisicamente? «Loro dicevano che con la dieta potevo debellare la malattia».

PSICOSETTAGC_29702388_134137 E rinunciò ai farmaci? «Dopo un anno dall’inizio della dieta sì. E infatti i sintomi si ripresentarono». Solo dieta o anche altro? «Dovetti buttare due armadi di vestiti neri, perché... indebolivano i reni». E se si opponeva? «Mi facevano la morale dicendomi ‘la dieta te l’ha data Mario. Se sei così è colpa tua che non vuoi guarire’». Quando vi trasferiste? «Furono loro a dirci che dovevamo trasferirci a Cagli nel 2001, perché lì sarei stata meglio. Ma vollero che mio fratello restasse a Cesena: ci separarono». Suo fratello poi ce l’ha fatta? «Ovviamente no. Morì nel 2001, non essendosi mai curato. Quando mi veniva a trovare a Cagli mi portava giù dalle scale in braccio per farmi vedere il cielo. Loro gli dissero che sbagliava, dovevo essere io a voler guarire».

image Poi nel 2002 il crollo. Giusto? «Sì, fui ricoverata. In 15 giorni presi 8 chili. Ma loro mi dicevano di non mangiare il cibo dell’ospedale e mi portavano il macrobiotico. Mi presi un’infezione che a causa del mio basso sistema immunitario quasi mi uccise». E come si è salvata? «Grazie alla dottoressa Antonella Festa di Ancona. Quando ebbi il secondo crollo mi mise in Rianimazione e impedì a chiunque di portarmi da mangiare. Fu lì che sentii di nuovo il sapore dello zucchero bianco. Lo ricordo ancora».