Setta macrobiotica, la testimonianza. "Mio fratello malato non prendeva più farmaci"

La sorella denunciò il centro: "Sfruttato fino all'ultimoe anche nostra madre fece la stessa fine"

Medicinali (foto generica)

Medicinali (foto generica)

Cesena, 16 marzo 2018 - Una famiglia distrutta. Tutta legata a doppio filo al mondo di Pianesi e della sua filosofia. La ragazza cesenate che ha dato il ‘la’ alle indagini (oggi risultano 3 indagati oltre a Pianesi, tutti di Macerata) non è l’unica ad esser stata coinvolta nel centro di via Marinelli. Il primo fu il fratello, che per problemi di salute decise di provare a cambiare la propria alimentazione. E così venne accolto nel centro, come racconta la stessa donna alla polizia: «Ho conosciuto un Punto Macrobiotico (Upm) per tramite di mio fratello, nel 1996. Fu convinto, inizialmente da Andrea Mambelli e subito dopo da Mario Pianesi, che la sua guarigione poteva avvenire rinunciando ai farmaci e solo se avesse seguito la Macrobiotica Pianesiana che non era costituita solo dal cibo ma anche da tutto ciò di cui necessita la persona (prodotti per l’igiene personale, detersivi, abbigliamento, oggettistica ecc.)».

E’ così che il ragazzo viene convinto ad affidarsi alla sedicente taumaturgia di questa dieta. «La prima indicazione che seguì mio fratello fu quella di lasciare il lavoro e lavorare nelle sedi di Upm». E qui inizia ciò che gli inquirenti ritengono sia uno sfruttamento e una riduzione in schiavitù. «Per due anni – continua la ragazza nel suo racconto – lavorò presso la sede di Cesena, senza percepire alcun compenso, per più di dieci ore al giorno, ricevendo solo pranzo e cena gratuitamente. Ogni volta che gli veniva chiesto di partecipare alle loro iniziative doveva regolarmente pagare». A quel punto era totalmente soggiogato.

image

«Alla richiesta di stipendio – continua la vittima – Andrea Mambelli e Massimo Ugolini (responsabili del punto cesenate; ndr) risposero che lavorando per Upm e Mario Pianesi, lui prendeva più di quel che dava, che la macrobiotica pianesiana gli stava dando la salute e la libertà e che con pazienza sarebbe arrivato anche uno stipendio». Ci vogliono altri due anni per arrivare a un riconoscimento economico per i suoi sforzi. E intanto la salute non migliorava affatto.

«Andrea Mambelli e Massimo Ugolini – accusa ancora la donna – gli fecero pesare il fatto che prendeva 500mila lire per il lavoro di solo mezza giornata (7 ore)». Dopodiché iniziano i problemi fisici, nonostante le diete ‘miracolose’: «Quando la salute si aggravò, richiedendo una diminuzione dell’orario di lavoro, smise di percepire stipendio. «Mambelli si propose di comprare i prodotti per mio fratello a credito». E così cresce il debito, arrivato a 4 milioni di lire. «Ho ritrovato fra le copie delle lettere che spediva una indirizzata a Mambelli – racconta alla polizia – in cui chiedeva di stimare gli stipendi non corrisposti in modo da coprire il debito». Purtroppo il fratello morì successivamente, dopo che anche la ragazza fu inserita in questa comunità ristrettissima.

Ma dentro quel meccanismo finisce anche la madre, per amore del figlio: «Mia madre valutò positivamente il cambio di stile di vita di mio fratello – racconta la donna – quindi iniziò a frequentare anche lei l’Upm di Cesena. Prima come cliente, poi lavorando gratuitamente qualche pomeriggio e poi tutti i giorni mezza giornata. Si convinse che le diete e lo stile di vita erano efficaci per guarire da qualsiasi malattia, quindi anche la malattia allo stadio iniziale di mio fratello». Purtroppo anche la madre, dopo qualche anno, morì per una grave forma di malattia degenerativa.