
Giulia Padovani mostra con orgoglio la tesi sul fallimento dell’Ac Cesena dopo averla discussa con il professor Mario Zoppellari
La giornata di oggi è molto attesa non solo dagli undici imputati che hanno affrontato il processo con rito ordinario (gli altri, fra i quali gli ex presidenti Giorgio Lugaresi e Igor Campedelli) hanno preferito riti alternativi (patteggiamento o abbreviato per garantirsi di non finire in carcere), ma dalla tifoseria bianconera che ben ricorda il drammatico periodo del fallimento dell’Associazione Calcio Cesena, anche se sono già passati sette anni. Oggi pomeriggio il collegio dei giudizi del tribunale di Forlì (presidente Marco De Lega, a latere Giorgia Santoni e Federico Casalboni) emetterà la sentenza alla fine del processo di primo grado, durato due anni e mezzo.
Il fallimento dell’Associazione Calcio Cesena è diventato parte integrante della tesi di laurea in giustizia sportiva e diritto sportivo col titolo ‘Il fallimento delle società sportive’ della forlivese Giulia Padovani che ha recentemente conseguito la laurea magistrale in giurisprudenza discutendola col professor Mario Zoppellari. La tesi è divisa in quattro capitoli: nei primi tre vengono esaminati i rapporti tra ordinamento sportivo e ordinamento statale; il diritto fallimentare ordinario e le norme sportive; la normativa sportiva, la sua evoluzione e il rapporto con la Covisoc (la Commissione di vigilanza sulle società calcistiche); nel quarto, infine, si analizza ‘Il Cesena Calcio, una piccola grande realtà’. Dopo aver ripercorso per sommi capi la storia del calcio a Cesena, dalla nascita dell’Unione Sportiva Renato Serra nel 1920 alla fondazione dell’Ac Cesena nel 1940 a opera del conte Alberto Rognoni, Arnaldo Pantani e Renato Piraccini, fino alle stagioni in serie A e agli anni del declino, culminato nel fallimento del 10 agosto 2018. Due sono gli elementi individuati da Giulia Padovani nelle strategie contabili volte alla sopravvivenza della società: la sovrastima del marchio del Cavalluccio marino, tanto caro ai tifosi, e l’abuso delle plusvalenze fittizie negli scambi di giovani calciatori col Chievo Verona che ha portato al processo in corso, partito con 29 persone indagate e il sequestro di beni per un valore complessivo di nove milioni di euro.
Manca l’ultimo capitolo, la sentenza di primo grado, che verrà scritto oggi pomeriggio in tribunale a Forlì.