Bologna, 18 maggio 2020 - "O ci fanno ripartire tra luglio e agosto, o non si riaprirà più e addio ai locali di intrattenimento". A lanciare l’allarme è Maurizio Pasca, presidente del Silb, il Sindacato italiano locali da ballo.
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Pasca, com’è oggi la situazione?
"Drammatica per non dire tragica. Nell’ultimo decreto del presidente del Consiglio non c’è traccia di noi. Nemmeno una parola, come se non esistessimo".
Invece?
"Invece rappresentiamo parte integrante del Pil e del turismo. Basti pensare soprattutto alla Riviera, o al Salento dove dal 2010 al 2019 i locali da ballo sono passati da 8 a 60. In Emilia Romagna e Marche contiamo su 400 locali, 10.000 persone assunte, oltre ai contratti a chiamata, 6-700 milioni di valore economico".
Intrattenimento che comprende?
"Discoteche, sale da liscio, night, latino americani, balere, lap dance. Poi c’è tutto il comparto dei pubblici esercizi dove l’attività principale è la somministrazione di bevande. Perché in questa emergenza Covid nessuno ha mai coinvolto i principali addetti ai lavori del nostro settore?".
Qual è il motivo secondo lei?
"Lo chiederemo durante la grande manifestazione che stiamo organizzando a Roma in piazza Montecitorio il 4 giugno dove porteremo 10mila persone. Il 30 maggio saremo invece a Padova per fare sentire la nostra voce. Ci saranno dj, addetti alla sicurezza, barman, tutti gli operatori di settore da Bologna a Rimini, da Riccione alle Marche fino alla Puglia".
Nessuno ha avuto accesso alla cassa integrazione in deroga, non è vero?
"Non solo. Le nostre figure non hanno avuto nemmeno la ’mancia’ di 600 euro. Il ministro Franceschini, che tanto ama cinema e musei, si è dimenticato che ci sono anche i locali da ballo. Sono stati inseriti circhi e luna park, non noi. Poi mi si deve spiegare perché la ballerina di teatro è riconosciuta cultura, quella che lavora in discoteca no. Anche se entrambe escono da una scuola da ballo".
Quando avete spento la musica?
"Siamo stati i primi a chiudere, già dal 23 febbraio in Emilia Romagna, Marche, Veneto, Lombardia, Piemonte. Con grande senso di responsabilità e molto prima del lockdown. Oggi si parla tanto di riaperture, l’Italia intera riparte ma non noi con il Governo che non ha speso un euro per il nostro settore".
Succede così anche negli altri Paesi?
"Per restare in tema, è tutta un’altra musica. Si dà grande attenzione ai locali di intrattenimento e per questo mi vergogno di essere italiano. A Ibiza atterra un aereo ogni tre minuti, in Francia il Governo ha stanziato denaro per aprire una scuola di dj (10 milioni di euro) da dove sono usciti David Guetta e Bob Sinclair. A Berlino l’amministrazione finanza aperture di club musicali. In Italia muoviamo 7 miliardi circa di fatturato, ci sono 2500 aziende, però è come se fossimo fantasmi".
Qual è la vostra proposta per riaprire in sicurezza?
"Innanzitutto ridurre le capienze, poi termoscanner ad ogni ingresso, bicchieri esclusivamente monouso, mascherine e guanti all’intero personale".
Mi perdoni: ma un barista di una discoteca affollata, come può pensare di utilizzare un’intera notte la mascherina?
"Non ha contatti con i clienti e lavorerebbe in totale sicurezza. Fateci salvare la stagione, o sarà la fine".
Suvvia, come può finire l’intrattenimento...
"Abbiamo preventivato che se il via dovesse arrivare a settembreottobre, il 20% di locali non aprirebbe mai più. Se a dicembre, il 40%, se a marzo 2021 oltre la metà sarebbe morto. Una follia. Il 60% delle nostre attività poi sono stagionali, chi ha chiuso a settembre 2019, rischia di riaprire a dicembre o a marzo 2021. Due anni dopo. E come si resiste? E i rischi contagio non sono finiti...".
Le feste abusive con conseguenti assembramenti senza regole, giusto?
"Fatte nei capannoni affittati, nelle case in disuso, ovunque. Lì, chi andrebbe a controllare? Meglio che i ragazzi stiano nei nostri locali, con addetti alla sicurezza e regole ben precise".