Editoriale

I nostri vecchi non devono essere un peso

Nel 2024, dunque, le 30mila famiglie emiliano-romagnole che hanno un loro caro in una casa di riposo spenderanno 1.500 euro in più. Gli aumenti sono scattati a inizio anno e in queste ore stanno arrivando le prime bollette maggiorate: 4,10 euro al giorno, 124 euro al mese, 1.500 euro appunto all’anno.

Non è poco.

Anzi, è una follia per un mondo e in un mondo dove gli anziani crescono e ormai il problema di come gestirli, ad un certo punto del loro, del nostro cammino, tocca più o meno da vicino ognuno di noi. Ognuno di noi che, va aggiunto, nove volte su dieci spende quotidianamente sempre di più fra benzina, pane, zucchine, ristorante, estetista e ora anche rette delle Cra; la cifra che guadagna resta però la stessa.

Quello dell’assistenza agli anziani è il problema dei problemi: di oggi e del domani. Già chiamarlo ‘problema’ è una brutta cosa; perché non è bello, non è vero, non è giusto definire un ‘problema’ chi ti ha voluto, chi ti ha cresciuto, chi ti ha amato. La vita è anche memoria, radici. Il pericolo più grande, oso scrivere gigantesco, è che le nostre radici, i nostri vecchi, coloro che ci hanno plasmato, diventino un peso per noi. Un peso anche economico. Un peso che poi finisce per essere percepito pure da loro, cioè la mamma, il babbo, il nonno, la nonna, le nostre rocce.

Rocce che a un certo punto possono diventare tremendamente egoiste, lo so, perché la vecchiaia fa brutti scherzi. Ma ci hanno amato, ci amano ancora, sono parte di noi. Se si sentono di peso potrebbero anche fare brutti pensieri.

Ecco perché chi ci governa (Roma o Bologna, non importa) deve fare di tutto per sostenerli e sostenerci. Fanno già il possibile? Non basta più, serve anche l’impossibile.

Le nostre rocce sono da coccolare e abbracciare, non so bene come: di certo non firmando l’ok all’aumento delle rette per le famiglie.

È una battaglia di civiltà.