Editoriale

La battaglia del taxista ribelle

Mi piacerebbe veder spese alcune parole a favore di Roberto Mantovani conosciuto Red Sox, taxista bolognese con il grande peccato di avere ripetutamente comunicato i suoi incassi corrispondenti a circa dieci volte a quanto denunciano i suoi colleghi accusandoli di non utilizzare il pagamento elettronico. Dopo minacce e svariati tagli alle gomme del suo taxi ora la cooperativa Cotabo a cui è iscritto lo espelle con motivazioni degne di denuncia se fossero circostanziate. Penso che la collettività gli sia debitrice di una difesa pubblica almeno pari al comunicato dell'azienda.

Francesco Galletti

Risponde Beppe Boni

Il caso Red Sox partito da una crociata del singolo taxista contro i colleghi accusati di non utilizzare il pagamento elettronico ( ma ad oggi sono rimasti pochi) si è trasformato in uno scontro con la cooperativa Cotabo di cui l'autista stesso faceva parte. Ora è stato espulso. La vicenda però va distinta perchè si snoda su due binari. Il primo è la battaglia moralizzatrice (giusta) del taxista che si spende, pur con metodi molto personali, affinchè tutti i colleghi utilizzino i pagamenti digitali, il secondo sono le contestazioni alla coop Cotabo. I rapporti tra la Cotabo e Roberto Mantovani erano compromessi da quando la crociata pro-Pos si è spostata a critiche e accuse (che la coop giudica false e diffamatorie) all'azienda stessa e rese note pubblicamente. Chi ha ragione su questo fronte? Difficile dirlo dall'esterno. Certo che se i modi ruvidi di Red Sox sono ritenuti veicolo di notizie non provate e che ledono l'organizzazione aziendale la via dell'espulsione dopo diversi richiami diventa quasi inevitabile. Forse se il braccio di ferro fra il ribelle e l'azienda fosse stato ingaggiato attraverso i canali interni non sarebbe finita così. Ora c' è la sensazione che fra espulsione e un possibile ricorso mettano ordine i magistrati. A volte le affermazioni sortiscono effetti diversi per come e dove si fanno, oltre che per il contenuto.

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