Editoriale

La storia del metrò mai nato

Bologna, 21 aprile 2024 – Il sindaco dichiara che la metropolitana a Bologna non si può fare a causa della ricchezza di reperti storici nel sottosuolo. Lo stesso motivo sarebbe estremamente valido per bloccare il folle progetto del tram, ma la giunta ignora, forse volutamente, una cosa. A quest'ora la metro a Bologna ci sarebbe da un pezzo, dato che il progetto guazzalochiano era già stato approvato e finanziato dal Cipe. Il problema è che si perse tutto a causa della guerra a suon di ricorsi ideologici messa in atto dal trio Cofferati-Errani-Draghetti.

Filippo Ratta

Risponde Beppe Boni

La metropolitana a Bologna era stata studiata, progettata e sostenuta dalla giunta del sindaco Giorgio Guazzaloca ma poi finì nel nulla quando Guazza cedette il posto di sindaco. Non è tanto il tema dei reperti archeologici che possono essere trovati sottoterra ad aver dato lo stop. Se il metrò è stato fatto a Roma, culla dell'antichità, è ovvio che i sistemi per aggirare l'ostacolo ci possono essere anche a Bologna. Il progetto saltò per una opposizione politica. Fu nel 1999 che la giunta guazzalochiana concepì la Mab, Metropolitana automatica bolognese: tutta sottoterra, guida automatica computerizzata e piccoli convogli. Una linea prevedeva il tratto considerato a più alta intensità di traffico, vale a dire Fiera-stazione-parcheggio Staveco, mentre l´altra avrebbe collegato piazza dell’Unità con l´aeroporto. Il progetto aveva già ottenuto un primo finanziamento. Guazzaloca perse le elezioni e il nuovo sindaco Sergio Cofferati cambiò l'assetto: metà metrò sotto terra e metà sopra. L'eredità passò poi al sindaco successivo, Flavio Delbono, durato pochissimo, che non riuscì a portare a termine il piano che comunque Regione e provincia hanno sempre avversato sostenendo, tra l'altro, che non ci sarebbero stati i numeri per la sostenibilità dell'opera. Ora torna il tram, avversato da molti cittadini, e spariscono decine di parcheggi.

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