"Donatori dei Sibillini, ora serve una sede"

Il presidente Rossi: grande lavoro nel reparto trasfusionale ma la raccolta in montagna rischia la chiusura

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È l’anno del Covid, l’anno delle infinite prescrizioni, delle attenzioni massime. L’Avis provinciale di Fermo ha raccolto la sfida, il presidente Franco Rossi parla di un periodo impegnativo ma anche carico di significato. A partire proprio dalla lotta alla pandemia, con l’avvio della raccolta del plasma iperimmune per il trattamento della malattia: "Il nostro reparto trasfusionale ha avuto il riconoscimento di essere stato individuato come uno dei tre centri della regione Marche autorizzati alla selezione di donatori esprimendo il giudizio d’idoneità alla donazione di plasma iperimmune ed alla sua raccolta – spiega Rossi –. Anche in questo campo le Avis del fermano non hanno indietreggiato ed hanno messo a disposizione tutti i loro mezzi e la propria immagine affinché il messaggio fosse divulgato nel miglior modo possibile per raggiungere tutti i guariti dal Coronavirus".

Nel territorio fermano ci sono state 11 donazioni di plasma, mentre è diventata in questi mesi sempre più importante la donazione: "I nostri donatori, dopo un comprensibile momento di sbandamento, hanno immediatamente risposto alla chiamata per la donazione, sempre più importante, comprendendo che oltre al Coronavirus continuavano a tenete banco anche le altre malattie, dove la necessità di sangue certamente non era diminuita, prosegue Rossi, Ci siamo dovuti confrontare anche con il cronico problema della carenza di personale sanitario che, attraverso le chiusura dei centri, ha ulteriormente pregiudicato la raccolta di sangue. L’Avis comprende bene che la struttura trasfusionale, oltre alle procedure di donazione, deve coniugare quelle terapeutiche, quali ad esempio terapie infusionali, salasso-terapie, aferesi terapeutiche, ma non accetta che procedure concorsuali, per coprire posti vacanti in sanità, debbano avere iter complicati e soggettivi per ogni area vasta della nostra Regione".

L’Avis ribadisce che criticità importanti e non ancora superate sono quelle legate al terremoto 2016, che il centro di raccolta di Amandola rivive ogni giorno e a cui ancora nessuno ha messo riparo, nonostante siano state fatte richieste per utilizzare i nuovi edifici, ormai completati, o i locali ristrutturati presso il vecchio ospedale civile amando lese: "Da quattro anni i donatori dei Sibillini donano su un modulo abitativo messo a disposizione dall’Area Vasta 4, regolarmente omologato, ma con spazi ristretti. Come sappiamo, la pandemia ha imposto il distanziamento sociale: se, durante il periodo estivo è stato possibile donare consentendo ai donatori l’accesso al modulo solo al momento del prelievo, trascorrendo l’attesa all’aperto, è evidente che, durante quello invernale, ciò non può essere praticato. Se prosegue così, l’importante centro di raccolta amandolese sarà costretto a chiudere".

Il calo delle donazioni di quest’anno è dovuto alle giornate di chiusura dei centri raccolta, una quarantina in media, ci sono state comunque 8328 donazioni in tutto il territorio, con un calo di circa 340 unità, a Fermo città sono state 1048 le donazioni, con un calo di 150 unità rispetto all’anno precedente.

Angelica Malvatani