Archi e fiati per Schubert

L’Ottetto in fa maggiore va in scena al ridotto con i solisti della ‘Città di Ferrara’

Archi e fiati per Schubert

Archi e fiati per Schubert

Con il concerto di oggi alle 10.30, ‘Ferrara Musica al Ridotto’ prosegue il ciclo di Schubertiadi previsto tra gennaio e marzo, con l’Orchestra Città di Ferrara e otto dei suoi solisti: Antonio Aiello violino primo, Pervinca Rista violino secondo, Alessandro Savio viola, Leonardo Sapere violoncello, Alessandro Pivelli contrabbasso e i fiati Giovanni Polo (clarinetto), Vittorio Ordonselli (fagotto) e Simone Cinque (corno). La composizione in programma domenica è l’Ottetto in fa maggiore per archi e fiati di Schubert. Un capolavoro della musica da camera di tutte le epoche, composto tra febbraio e marzo del 1824 su commissione dell’intendente dell’arciduca Rodolfo, il conte Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante.

Il conte – amico personale ed allievo di Beethoven oltre che organizzatore nella propria residenza di manifestazioni musicali – aveva messo alla prova Schubert commissionandogli un brano-fotocopia del Settimino, composizione beethoveniana adorata dal pubblico dell’epoca. L’Ottetto venne pertanto concepito in forma di Suite aggiungendo un violino all’organico di Beethoven. Si rivelò subito, però, come prettamente schubertiano per il suo carattere lirico e romantico. La prima esecuzione avvenne in forma privata a palazzo Troyer. Introdotto da un breve e misterioso Adagio, il primo tempo gioca su due temi contrastanti, caratterizzato da una lieta e fresca melodia attraversata qua e là da lievi malinconie. Di grande fascino appare il secondo movimento, anch’esso un Adagio, tutto basato sulla calda pastosità del clarinetto. Il terzo movimento, Allegro vivace, accenna a danze popolari nella sezione centrale. Il successivo Andante è organizzato in forma di sette variazioni sul tema del duetto del Singspiel ‘Die Freunde von Salamanka’ composto da Schubert nove anni prima. L’ultimo, Andante molto/Allegro, esordisce vivace con il vibrato degli archi, per avviarsi poi verso una brillante, corale conclusione.