Caro Carlino,
l’invito al riconoscimento sociale del ruolo di “dottoressa” nel contesto di una visita specialistica non è una questione di ostentazione di prestigio, né tantomeno di femminismo. E’ semplicemente il giusto rispetto del ruolo professionale ricoperto nel proprio specifico contesto lavorativo, valido trasversalmente per ogni professione e indipendente dal genere. Gli appellativi “signora” e “signor” sono certamente appropriati e rispettosi in ogni ambito tranne che in quello professionale. La cultura del rispetto, in questo caso nei confronti delle donne, è ciò che andrebbe promossa fortemente a livello sociale. La mancata consapevolezza della sua importanza e i conseguenti giudizi/pregiudizi che attribuiscono valenze negative improprie a chi ha giustamente invitato alla correttezza relazionale sminuiscono e svalorizzano l’interlocutore. Gettano le basi culturali, aprono la strada e soprattutto giustificano qualsiasi futura vessazione, piccola o drammatica che sia. I nuovi termini approvati dal vocabolario della Crusca possono apparire inizialmente cacofonici, in quanto non ancora entrati nel linguaggio comune; tuttavia la corretta denominazione di persone o cose ne attribuisce da sempre significato e valore intrinseco, ed è un passo in quella cultura del rispetto che dovrebbe permeare ogni società.
Cristina Tarabbia,
presidente Associazione Italiana Donne Medico Ferrara