"Era depressa e subiva. Ha vissuto con la nonna"

Il profilo dell’imputata fatto da alcuni condòmini del palazzo di via Ortigara

Erano le 23.53 del 27 luglio 2022 quando madre e figlia si sono sentite per l’ultima, al termine di un colloquio di 144 secondi. La madre probabilmente la informava che stava rientrando a casa e lei, l’imputata, sapeva già che sarebbe stata l’ultima conversazione. É rimasta rinchiusa nel suo appartamento al quarto piano, attendendo che la madre morisse. Non poteva più tornare indietro. E probabilmente quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta, due sere dopo, raccontare tutto è stata una liberazione. Lei ha indicato i barattoli col nitrito, la maschere, le password di pc e telefono. Non ha opposto alcuna resistenza. Ha ricostruito tutto. Anche quel passato orrendo che l’ha ridotta così: sola, chiusa al mondo, senza l’amore di quei genitori che andava cercando in altre figure: la nonna Germana per prima. E con la sua morte e quella del padre Stefano, stimato oncologo, l’imputata ha cercato le figure familiari in altri conoscenti. Lo ha raccontato ieri in aula, davanti alla Corte, un professore che vive nello stesso stabile. "É capitato che alcune volte – ha sottolineato – Sara, vedendomi con i miei figli, dicesse tu si che sei un padre. E alcune volte mi chiamava proprio papà. E mio padre nonno". Alcune volte è capitato che anche la moglie del professore vebnisse indicata come ’mamma’.

Il passato. Sul banco dei testimoni, nell’udienza di ieri si è seduta anche la dottoressa Giulia Nappi, responsabile del Servizio psichiatrico di Ferrara, che non avendo in cura direttamente Corcione, conosceva molto bene il padre dell’imputata, con il quale parlava spesso dei problemi della figlia e ieri ha raccontato di come Corcione fosse stata presa in carico dal 2007 e seguita però da un’altra dottoressa. Ciò che è emerso dalla sua testimonianza e comunque già presente nella consulenza medico legale del pm, eseguita da Luciano Finotti, è il disturbo paranoide della personalità di cui sarebbe affetta l’imputata, sottoposta a cure psichiatrica già da adolescente, quando addirittura in fase di dimissione da una Comunità "fu consigliato di non farla vivere con i genitori", specifica il legale che l’assiste, l’avvocato Antonio Cappuccio (insieme alla collega Tiziana Zambelli). Per questo Sara ha vissuto, come ricordato anche dai condomini, con la nonna Germana. "Non era solita andare con i genitori neanche in vacanza". ha precisato uno dei condomini che ha testimoniato. Un’altra giovane conoscente che vive proprio sopra l’appartamento dove si è consumato il delitto, ha raccontato di rapporti "difficili con la madre, Sara la subiva, cercava di fare tutto per non contrariarla, per timore della sua reazione. Ma non ho mai avuto la sensazione che questo suo malessere, una vera depressione secondo me, potesse sfociare in tutto questo. Piuttosto che tutto questo potesse portare a farsi del male verso se stessa". Si torna in aula il mercoledì 15 con alcuni testi della difesa e probabilmente l’esame dell’imputata, che ha deciso di raccontare che cosa l’ha portata a uccidere la madre. Ieri in aula presente anche l’avvocato Fabio Anselmo che assiste i fratelli della vittima, costituitisi parte civile.

Cristina Rufini